Siamo nel 2015, internet e le nuove tecnologie ci hanno resi iper informati e assolutamente disincantati. Eppure la mattina entri in sala per la proiezione e a metà film senti che le mani sono bagnate per la tensione, ci rifletti, riavvolgi il nastro delle sensazioni provate e sai di aver sorriso, di aver avuto paura, aver sperato e festeggiato. E' la magia del cinema e se il film ha quel tocco non c'è niente da fare, hai 40 anni ma senti che le sensazioni non sono dissimili di quelle di un ragazzino.
"The walk 3D" ha tutto questo. Robert Zemeckis dopo "La morte ti fa bella", "Chi ha incastrato Roger Rabbit", o più recentemente con "Polar Express", azzecca ancora il colpo ed allora sì che è davvero Festa del Cinema!
Raccontato dalla voce del protagonista di questa folle impresa ( interpretato da un meraviglioso Joseph-Gordon-Levitt), il film ricostruisce i primi passi del funambolo Philip Petit, la sua formazione al fianco di Papa Rudy ( un sempre perfetto Ben Kingsley nei panni di un navigato circense e funambolo) ed il suo approdo a New York dove ha intenzione di realizzare il suo sogno impossibile: camminare su una fune da una delle Torri Gemelle all'altra, senza nessun tipo di protezione.
Il solo pensiero mette i brividi, e presto arriveranno anche per lo spettatore. Per riuscire nell'impresa serve l'aiuto di un gruppo compatto e Petit ci riesce includendo una compagine scalcagnata ma affidabile.
Al suo fianco sin dal principio la sua ragazza Annie (la bella Charlotte Le Bon) e il suo "fotografo ufficiale" Jean-Louis. Il film prende quindi il passo di una storia di "grande rapina". Gli appostamenti, lo studio maniacale degli edifici che in quell'anno, il 1974, stavano per essere ultimati. Una grande rapina senza rapina dunque, perchè l'epilogo deve essere la traversata.
Gli elementi sono tanti, la storia appassionante la sceneggiatura vivace e briosa. Al resto ci pensa un 3D finalmente davvero funzionale e sbalorditivo unita alla la verve del protagonista. Levitt è perfetto con la costante espressione da canaglia per bene. L'arrogante che è tale perchè altrimenti non potrebbe mai essere l'eroe che ammireremmo. Il suo simpatico inglese dal forte accento francese è la chiave per entrare nel personaggio che a tratti fa pensare ad un Lupin Terzo che cammina sulle corde.
123' minuti normalmente sono tanti ma sappiate che non si sentono neppure. L'applauso in sala scoppia immediato. State tranquilli, niente clac. Andate a vederlo appena uscirà e se fate in tempo oggi, 19 ottobre, alle 21.30 all' Auditorium Parco della Musica di Roma sul red carpet ci sarà proprio lui, il vero Philippe Petit.
Un servizio di Alessandro Giglio