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Musica

In The Grove #18: l'alternative metal dei Noise From Nowhere

Mercoledì, 05 Agosto 2015 18:30

Primi ad esibirsi in questa penultima serata di "In The Grove - RLT Unplugged" sono i giovani Noise From Nowhere, gruppo alternative metal che ha riarrangiato le sue sonorità pesanti di sempre in chiave acustica, passando dai tipici toni più cupi e cattivi a magiche e dolci atmosfere.

Noise From Nowhere: cosa indica il nome?

Simone Reda (voce e chitarra): «Tutto nasce nel 2011. Il significato letterale di questa espressione è "rumore dal nulla", "rumore proveniente dal nulla". Foneticamente è perfetto, perché le persone vedono anche se il nome del gruppo gli piace. Il significato che abbiamo attribuito al nome è questo: noi facciamo un genere americano, nasce proprio in America tra gli U.S.A e il Canada e, portandolo davanti ad un pubblico che non è molto a contatto con questo genere (ti parlo prima dell'avvento di Internet perché ormai adesso le persone possono ascoltare tutto), abbiamo inteso la nostra musica come se fosse davvero un rumore proveniente dal nulla. Il nostro logo è un uccello intrappolato da un filo spinato e rafforza il significato del nome: un uccello che cerca di liberarsi ma che non riesce a volare.»

"The Right Chance": potete parlarci un po' di questo disco?

Simone Reda (voce e chitarra): «"The Right Chance" è un EP composto da cinque brani ed è uscito nel 2012. Da qui abbiamo tratto il nostro primo videoclip. E' stato un lungo lavoro che però ci ha portato a grandi soddisfazioni. Abbiamo selezionato questi cinque pezzi da un insieme di canzoni, quelli che secondo noi erano i migliori. Con il nostro genere cerchiamo di non coprire solo la fascia di pubblico del metal estremo, infatti in "The Right Chance" abbiamo inserito anche la canzone più radiofonica oltre a quella più pesante: abbiamo voluto spaziare molto per abbracciare più pubblico possibile, senza limitarci, così ai concerti ci ritroviamo con la ragazzina a cui piace musica più commerciale ma anche il metallaro dai capelli lunghi.»

Marco Reda (voce e batteria): «Dei testi me ne occupo principalmente io e la cosa che ho sempre voluto fare è parlare di cose in cui le persone che ascoltano possono rispecchiarsi. Esperienze vissute oppure tematiche attuali. "The Right Chance" parla della capacità di cogliere l'occasione giusta a prescindere dall'ambito, dalle piccole cose a quelle più grandi. "Waiting Despite This", il singolo tratto dall'EP, parla della capacità di attendere il momento giusto per fare qualcosa. Anche nel nuovo album ci sono pezzi che parlano di riflessioni di vario tipo.»

C'è un brano al quale siete particolarmente legati?

Cristiano Colangeli (chitarra): «"Crossed Destinies". E' in "The Right Chance" e mi ha colpito perché abbina la melodia al rock potente. Per la tematica che tratta e per diversi motivi è il brano che mi ha coinvolto di più, senza disprezzare gli altri brani.»

Gianmarco Zampetti (basso): «"Hopeless", un brano del nuovo album. Ha quel pessimismo che non guasta mai (ride NdR). Non è banale, è un pezzo poco scontato. Hai presente quelle canzoni che partono parlando di una situazione brutta e poi però parte il ritornello simpatico? Questa no. E' coerente con se stessa (ride di nuovo NdR).»

Marco Reda (voce e batteria): «Siccome dei testi me ne occupo io, è come se tutti i brani fossero dei piccoli figli. "Waiting Despite This" è quello a cui sono più legato. E' uno dei primi pezzi che abbiamo fatto in assoluto. Parla di non abbattersi davanti alle difficoltà. Il mix tra sonorità potenti e voci più melodiche mi colpisce molto. Sicuramente nel nuovo album ci sono anche altri testi a cui sono più legato.»

Simone Reda (voce e chitarra): «Occupandomi della lavorazione della canzone, mi rimane difficile dire "questa canzone è meglio di quest'altra". E' anche per me "Waiting Despite This" il brano a cui sono più legato. C'è stata anche una grande risposta da parte del pubblico, risposta che non ci aspettavamo. Anche oggi comunque, risentendo questo pezzo, mi ricorda molte cose ed è un effetto che altri pezzi non mi fanno. Ho ricordi legati a quel pezzo, simboleggia proprio la forza con la quale scriviamo altra musica.»

Com'è stato reinterpretare i vostri brani in chiave acustica?

Marco Reda (voce e batteria): «E' stato una sfida. Non è stato semplice. Ci siamo riusciti comunque. Si tratta di curare maggiormente i particolari, il riarrangiamento. L'impatto tra le due chitarre e o tra basso e percussioni può sembrare banale ma non lo è. Ci siamo impegnati, proponiamo una versiona alternativa rispetto all'elettrico. Abbiamo già da tempo provato un set acustico, ci siamo già esibiti così. Non è una cosa esclusiva per questa sera.»

Gianmarco Zampetti (basso): «Le canzoni devono essere strutturate in modo tale da poter convertirle dall'elettrico all'acustico senza perdere la qualità delle canzoni. C'è proprio una struttura alla base che si presta a coniugare i due generi per far sì che ci sia un maggiore coinvolgimento da parte del pubblico. Al di là dei live in elettrico, durante le sessioni estive molti locali preferiscono far suonare in acustico in zone all'aperto. Le nostre canzoni ci consentono questa cosa e lavoriamo molto su questo.»

Simone Reda (voce e chitarra): «Abbiamo scelto di fare anche il set acustico per poter espandere la nostra musica anche a persone che non ascoltano metal oppure che quando vedono una chitarra elettrica si straniscono. Magari in acustico potremmo piacergli. Le nostre canzoni hanno una buona resa in acustico e ne abbiamo approfittato.»

Avete suonato anche in Europa: che differenze avete trovato tra il pubblico straniero e quello italiano?

Marco Reda (voce e batteria): «Non siamo stati molto in Europa, solo in Slovacchia e in Repubblica Ceca. Però abbiamo riscontrato un maggior supporto da parte del pubblico. A prescindere dal tipo di musica, c'è un'attenzione diversa. Poche volte il pubblico non è stato attento al gruppo sul palco. In Italia ci è capitato di suonare e noi non eravamo l'attrazione principale. La differenza è questa, per il resto è tutto uguale. Vedremo negli altri paesi in cui andremo in futuro se questa cosa verrà confermata oppure no.»

Cosa pensate della scena musicale emergente romana? Ci sono abbastanza spazi per i giovani musicisti?

Gianmarco Zampetti (basso): «Non si può né condannare totalmente e né osannare, come sempre ci sono luci ma anche ombre. C'è uno spirito di fratellanza tra gruppi: non si suona insieme perché si è band, si suona insieme perché si è amici. E' positivo: non si vengono a creare problemi dal punto di vista personale. Dall'altra parte della medaglia c'è il fatto che è una scena poso stimolante. Non c'è spesso il confronto, alla fine ti ritrovi sempre a suonare con le stesse band, il cerchio è più o meno quello. E' un piccolo ambiente ma è caldo.»

Progetti in cantiere. State lavorando al nuovo disco, potete rivelarci qualcosa? Date in programma?

Simone Reda (voce e chitarra): «I progetti sono diversi. Mentre il primo EP era autoprodotto, il prossimo non sarà così. Non posso dire però con chi lo produrremo. Verrà lanciato comunque da un'agenzia, ci saranno persone che ci aiuteranno. Siccome facciamo un genere internazionale, il nostro obiettivo è uscire il più possibile dall'Italia, suonare all'estero.»

Marco Reda (voce e batteria): «Stiamo registrando il nuovo album e contiamo di farlo uscire entro la fine di quest'anno. Rilasceremo qualche singolo con qualche videoclip. Abbiamo altre iniziative sui social network per coinvolgere chi ci segue, ad esempio due anni fa abbiamo fatto un live streaming in cui abbiamo fatto un vero e proprio concerto a cui si poteva assistere su Internet. Vorremmo ripetere l'esperienza. Continueremo anche con i live acustici. Porteremo il disco in giro, con qualche tour in Italia e all'estero.»

Cristiano Colangeli (chitarra): «Conosciamo le potenzialità di questo nuovo disco. Speriamo che possa farci avere una bella spinta.»

Gianmarco Zampetti (basso): «L'anno prossimo sarà un anno chiave. Speriamo vada tutto bene e di raggiungere un certo livello.»

 

www.noisefromnowhere.com