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Musica

Diamo a Raphael ciò che è di Raphael

Giovedì, 01 Dicembre 2016 20:07

Raphael Gualazzi si è esibito ieri sera all’Auditorium della Conciliazione davanti a un pubblico che che gli vuole bene. Ma lui meriterebbe di più.

 

In uno degli universi paralleli immaginati da Hugh Everett III la situazione in Italia è più o meno questa. È l'anno Domini 2014, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è stato eletto Primo Ministro con circa il 75% delle preferenze; Paolo Brosio in poco più di dieci anni ha scalato le gerarchie ecclesiastiche e tutte le testate lo indicano come cardinale più papabile in vista del conclave (perderà, sarà eletto papa Vittorio Sgarbi); Fabio Fazio, già da 7 anni Re d'Italia, abdica in favore di Fedez. Negli Stati Uniti d'America invece Macaulay Culkin ha vinto le elezioni, e alla festa d'insediamento alla Casa Bianca è stato chiamato a suonare nientepopodimeno che la star internazionale Raphael Gualazzi.

Infatti il cantante di Urbino da anni è in testa alle classifiche di musica mondiali‎ e vanta collaborazioni con artisti del calibro di Elton John, Sean Paul, Tommaso Paradiso e Bob Dylan - il quale non solo in questo universo ha ritirato il Nobel, ma ha anche mostrato il dito medio ad Haruki Murakami durante la cerimonia per la consegna del premio.

Nell'anno del Signore 2014 in questo universo le cose sono invece leggermente diverse. Matteo Renzi si dimetterà in seguito all’esito del Referendum del 4 dicembre; seguirà un governo tecnico guidato da Pippo Civati e Enrico Papi; Rocco Hunt vincerà Sanremo con una canzone che parla di come il Napoli abbia perso lo scudetto per colpa dell'infortunio di Milik, dal titolo "Senz Milik non pozz sta"; ma soprattutto, Raphael Gualazzi continuerà a suonare negli auditorium di mezza Italia riempiendoli, per carità, ma senza raccogliere il successo che meriterebbe.

E fidatevi, ne meriterebbe.

Il concerto che si è tenuto ieri sera presso l'Auditorium della Conciliazione a Roma è stato davvero un gioiello. Quando nel novembre 2013 - sempre all'Auditorium, sempre a Roma - presentò con un certo impaccio l'album Happy Mistake, io c’ero. Gualazzi invece non c’era. Impacciato, timido, bloccato: la controfigura di quello visto ieri sera. Il tour che sta portando in giro per l'Italia si muove sul successo de “L'estate di John Wayne”, fortunato singolo - incluso nell'album “Love Life Peace” - con il quale ha intasato le radio italiane per buona parte dell'estate e una fetta consistente d'autunno. C'è da dire che il singolo in questione è quanto di meno riconoscibile nel panorama delle produzioni di Gualazzi. Anche ieri sera - forse non a caso - è stato molto probabilmente il pezzo eseguito in maniera meno raffinata, soprattutto in relazione al resto del concerto.

Con una scaletta che si è mossa disinvolta all'interno dell'intera discografia dell'artista, il concerto (due ore circa) è stato un esempio magistrale di come si possa oggi essere pop pur centrando la propria opera intorno al jazz. La band, composta di sei elementi, ha arrangiato in maniera tecnicamente perfetta tutti i brani proposti, supportata chiaramente dall'impeccabile Gualazzi, tanto elegante al pianoforte quanto nell'approccio col pubblico. E a proposito di pubblico. I continui inviti a tornare sul palco hanno indicato chiaramente un apprezzamento totale dell'esibizione, che a sua volta si è ben mossa nelle caleidoscopiche atmosfere che il Gualazzi sa regalare.

È vero: pubblico entusiasta, auditorium pieno. Però non mi basta. Non mi basta sapere che un'artista col talento di Gualazzi sia conosciuto e apprezzato solo da una porzione minima di popolazione. Si meriterebbe davvero palcoscenici più ampi e importanti.

Non scriverò qui di seguito la scaletta. Vi dirò solamente che il poliedrico cantautore urbinate ha eseguito tutti i suoi brani più famosi, riuscendo nell'intento di far trovare agli spettatori/ascoltatori un nesso logico anche tra canzoni apparentemente distanti tra loro, come “Mondello Beach” e “Follia d'Amore”, “Lady O” e “Un mare in luce”. Un solo evidente fil rouge ha collegato sapientemente tutta la serata: la musica. Mai come prima la musica esce da vera protagonista di un concerto.

Fidatevi di me, prenotate subito una poltrona per la data più vicina (che vi anticipo essere quella di domani al Teatro La Fenice di Senigallia). Fidatevi, ne vale la pena.

Ah, noterete che non ho inserito foto né video.

Sappiate che in realtà non le ho fatte proprio.

Meglio così, il mio telefono fa foto di merda.

Daniele Rizzo