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Youth Lagoon: il primo e ultimo live a Roma

Sabato, 20 Febbraio 2016 09:44

Trevor Powers ha appena annunciato la fine del progetto Youth Lagoon sulla propia pagina facebook, ciononostante concluderà le date gia annunciate, come un vero professionista. E' per la prima volta in Italia e apprendiamo sia anche l'ultima. Il Monk di Roma lo accoglie con un pubblico raccolto e adulto, ma interessato.

Trevor Powers è l'uomo che si nasconde dietro Youth Lagoon, il ragazzo che decide di uscire dalla sua cameretta dove scrive e registra, con l'aiuto di un amico, i suoi primi pezzi, poi raccolti nel suo disco d'esorio 'The year of hibernation'. I temi personali e criptici uniti a raffinati arrangiamenti dream pop scatenano l'interesse di Fat Possum. Il successivo successo è un effetto collaterale.

Voce androgina, lunghi, lunghissimi assoli strumentali e  tastiere protagoniste,  mentre chitarra, basso e batteria si fondono ed esplodono come un fiume in piena, rompendo righe lontane. L'ordine lo riprende la voce fredda e potente: chiama parti corali che non ci sono ma si percepiscono, sembrano fluttuare insieme ai suoi pensieri. L'ansia sprigionata dai suoi lavori, proviene da una profonda analisi introspettiva in cui demoni e fantasmi vengono scatenati. Proporio così sul palco Trevor sembra liberarsi una nota alla volta e stare meglio.
Modula la sua particolarissima voce con una maestria tale da chiedersi se possa essere davvero contenuta in un corpo solo, dalle fattezze maschili. Alterna un mood primordiale, ruvido e crudo a ballade romantiche dal sapore nord europeo più che americano. I  corpi non possono che abbandonarsi al sound che trascina prima le menti e poi gli arti corpi. Come degli animaletti sagacemente ammaestrati.

 

Il pubblico è adulto, over 30, si abbandona a flussi di coscienza e pensieri personali che compongono un'allegoria comune che sembra aleggiare, sospesa, rotta da applausi dimessi ma sentiti.

Trevor si agita sul palco solcando quei pochi metri a sua disposizione come un rapace disperato, in cerca di qualcosa che non esiste ma al contempo gli appartiene. Il tutto condito da onirici assoli in quattro tempi di sole testiere. Sembrano rubati al calamaio di un acerbo chopin e sporcati di ripetitivi ritmi urban e grezzi. La sua voce, particolarissima, da il meglio quando accompagnata dalle sole tastiere, e quandi si escludono i frequentissimi falsetti. Gli arti prendono parte ad una coreografia che è integrata alla performance, come è scontato nella maggior parte dei casi, ma non in questo.

 

La scaletta del concerto.

 

No one can tell

Highway patrol stan gun

Cannons

Rotten human

Sleep paralysis

Again

Doll's estate

July

Officier telephone

The knower

Kerry

Dropla