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Attacco in Siria : l'ipocrisia degli USA

Venerdì, 06 Settembre 2013 15:33

Sembra di rivivere una storia già vissuta, vedendo le immagini di morte e distruzione provenienti dalla Siria che vengono trasmesse ogni giorno dai nostri televisori.  L’opinione pubblica è in fermento e  la situazione politica  tende a diventare sempre più tesa. 

Dal 2001 vanno avanti le proteste contro il governo di Bashar Al Assad, un governo che come la maggior parte di quelli dei paesi Arabi, si insedia al potere secondo un inderogabile principio di ereditarietà. Il mandato di Assad inizia nel 2000 e le posizioni politiche sostenute dal dirigente del partito Ba’th, storico partito Socialista dell’Arabia, sembrano assai peculiari; come per esempio il sostegno economico e politico offerto all’organizzazione palestinese di militanza politica Hamas, l’attacco spudorato e diretto allo stato d’Israele ,nemico storico  della Siria. Queste infelici decisioni portarono l’America di Bush a inserire la Siria nella lista degli  “stati canaglia” , quindi dei possibili nemici degli USA. Circa tre anni fa iniziarono le proteste civili contro un governo di chiaro stampo islamista e filo-socialista, proprio a causa di questioni religiose quantomeno complesse, prettamente inerenti al fondamentalismo e alle varie frange sunnite-scitee che esercitano una grandissima influenza in tutto il Medio Oriente.

Il popolo è in rivolta, per una maggiore libertà e soprattutto per una maggiore apertura al mondo occidentale. Il problema è che la cultura consumista “Made in USA” sembra un miraggio per il popolo siriano, da sempre educato ad una spaventosa rigidità morale  e soprattutto  estraneo alla cultura tipicamente americana caratterizzata da un’astratta democrazia e dall’idolatria del consumo.

Di conseguenza, chiudere le porte alla libertà targata McDonald è effettivamente servito al popolo e alla politica siriana oppure ha solo peggiorato la loro già arretrata situazione e complessivamente anche quella medio orientale? E’ questo l’interrogativo che il mondo si pone, e mentre si decide una risposta che non allarmi i mass media, l’America e la Nato si preparano a condurre una guerra imperialista in Siria, dettata dal bisogno di appropriarsi del terreno siriano, con una quantità medio bassa di petrolio ma comunque un punto strategico di controllo per gli affari esteri, specialmente per sorvegliare l’Iran e l’Afghanistan.

Mentre il massacro continua, le forze Nato si preparano ad intervenire per garantire sicurezza e stabilità, andando contro  il governo di Assad. Ma dietro al fantoccio della pace c’è, come sempre, l’interesse economico e politico, dettato dalle smanie di controllo degli USA.

Sarebbe giusto quindi autorizzare un intervento armato? In tal modo la Siria cadrebbe in mano ad un insieme di Stati che se la spartirebbero a loro piacimento, trascurando il bisogno di un governo democratico. Anche nel caso che si andasse alle urne, il popolo che è per la quasi totalità fondamentalista, voterebbe un partito integralista e di stampo islamista che salirebbe al potere, destando in ogni caso il malcontento popolare, proprio come in Egitto.

E’ il caso di scendere in discorsi più semplicistici: la democrazia consiste in una grande utopia, soprattutto al giorno d’oggi. Non c’è alcun modo di essere liberi, perché ci sarà sempre qualcuno che controllerà le nostre azioni con meccanismi di ogni tipo. Come ci tramanda Vladimir Lenin : “la democrazia rimane compressa nel sistema capitalistico, e agisce negli interessi delle classi borghesi”

Pur  traendo queste conclusioni, il mondo rimane  a guardare e ad aspettare che l’America faccia il suo sporco gioco, dove non si vince mai e dove il compromesso è inesistente.

 

Yuri D’Alessio