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"Un amico molto speciale": la recensione

Domenica, 30 Novembre 2014 10:57

Tempo di Natale o quasi, e film natalizi in arrivo in sala. Tra questi mi interessava molto “Un amico Speciale”, distribuito da M2 Pictures e pronto per il pubblico italiano dal 4 dicembre prossimo.

Si tratta del terzo film di Alexandre Coffre, ad un anno di distanza da “Tutta colpa del vulcano”, capace di raggranellare poco meno di due milioni di spettatori.

Il motivo del mio interesse era tutto per vedere all’opera Tahar Rahim. L’attore francese di origine algerina l’avevo scoperto nel 2009 grazie a “Il profeta” di Jacques Audiard (Grand Prix Speciale della Giuria del 62º Festival di Cannes e vincitore di ben 9 Cesar) , poi nel film “Il passato” di Asghar Farhadi e pochi giorni fa ritrovato in tv con “Eagle”. Questa era la prima volta che si cimentava in una commedia prima del bis di “Samba”.

L’esperimento è ben riuscito sotto tutti i punti di vista in questa favola moderna che parte in sordina e si dispiega perfettamente nel corso degli 81 minuti del film ( si riescono ancora a fare bei film sotto le due ore!) .

E’ la vigilia di Natale e il piccolo Antoine riposa nel suo letto quando viene svegliato da alcuni rumori sul balcone. Scende di corsa e trova Babbo Natale con tanto di sacca di fronte a sé.

In realtà, benchè il Babbo Natale (Tahar Rahim) in questione sia solo un topo d’appartamenti, riesce senza difficoltà a far credere al piccolo, desideroso di fare un giro in slitta con lui tra le stelle cercando d’incontrare il padre, recentemente “salito in cielo”, che lo sia sul serio.

Inutile dire che tutti i tentativi di Babbo Natale di scrollarsi di dosso Antoine falliranno miseramente complice l’assoluta fermezza e caparbietà del bambino di realizzare il suo sogno.

Il ladro manipolando Antoine per i suoi obiettivi, va a giocare con i codici del Natale, portando il bambino in un mondo incantato: incorona il bimbo come aiutante di Babbo Natale, nomina il delinquente che lo insegue come l’uomo nero e crea uno stralunato e “alternativo” villaggio di Babbo Natale. L’incanto resta intatto e l’operazione che costruisce il regista francese convince, diverte e commuove perfino.

Un Papà Natale irriverente che solo in parte ricorda il "Babbo Bastardo" di Billy Bob Thorton. Complice delle scorribande sui tetti di una Parigi incantata e incantevole è il viso vivace del piccolo Victor Cabal.

Se in “Mio Papà” di Giulio Base che ho visto di recente si può dire, usando in prestito le parole di Dostoevskij, che “padre è chi se lo merita”, qui mi viene da pensare che Babbo Natale è per chi lo sa immaginare.

Azione, brio, humor sono il corollario di un film che dice molto di più lasciando un velo di speranza in chi pensa che non ci si possa risollevare dai propri guai. Ad aiutarci potrebbe essere proprio l’ innocenza di un bambino.

Almeno per Natale credeteci anche voi, chissà che la magia non continui anche dopo!