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"Gemma Bovery" riporta Flaubert al cinema. La Arterton è una Madame Bovary moderna

Lunedì, 19 Gennaio 2015 00:24

Sono sempre più frequenti i film che traggono ispirazione da graphic novel. L’ultimo brillante esempio arriva dalla Francia con Anne Fontaine a dirigere un cast lussuoso in “Gemma Bovery”. La graphic novel omonima è opera di Posy Simmonds (classe 1945), nota come illustratrice del The Guardian sulle cui colonne aveva fatto nascere la serie assai prima che questa diventasse un libro e ora un film.

Lo stesso destino aveva visto arrivare sul grande schermo “Tamara Drewe – Tradimenti all’inglese”nel 2010. In quella occasione a dirigere fu Stephen Frears  con la protagonista femminile anche in quel caso interpretata da Gemma Arterton.

L’attrice inglese, bella, burrosa e terribilmente sensuale smette le armi con cui l’avevo lasciata in “Hansel Gretel – Cacciatori di streghe” e approda nella finzione  in Normandia, accompagnata dal marito Charlie ( Jason Fleming), sconvolgendo la routine del paese e soprattutto del panettiere amante della letteratura interpretato da un perfetto Fabrice Luchini.

L’attore francese dalle origini italiane intuibili, interpreta il personaggio attraverso il quale la storia è raccontata. E’ lui il primo ad esser stregato dal nuovo arrivo e lui a indirizzare gli accadimenti che ne verranno.

I due coniugi londinesi si chiamano Gemma e Charlie Bovery ed il paesino che li ospita è lo stesso in cui Gustave Flaubert partorì il suo capolavoro immortale: Emma Bovary.

Troppe coincidenze e troppe similitudini per passare inosservate al sagace e sognatore panettiere Martin Joubert. Impossibile non vedere la stessa insofferenza e noia in Gemma che caratterizzavano la protagonista immortalata da Flaubert. Così tante da rendere inevitabile al panettiere il fantasticarne lo stesso tragico epilogo.

Presentato in selezione ufficiale al 32esimo Torino Film Festival dopo essere transitato al Toronto International Film Festival 2014, il film sarà nei nostri cinema dal 29 gennaio prossimo.

Un esperimento coraggioso quello distribuito da Officine Ubu, cui va il mio plauso per la scelta. Luchini torna a confrontarsi con cinema e letteratura dopo l’avventura di “Moliere in Bicicletta” dello scorso anno. Per chi lo vide dico subito che la trasposizione si rivela meno ostica questa volta perché li si cimentava direttamente col testo di Moliere mentre questa volta Flaubert arriva dopo “le cure” della Simmonds e ulteriormente “meno letterario” nella trasposizione cinematografica.

Il tutto è perciò più immediato e qui si ride anche molto col panettiere francese che ha uno sguardo disincantato e caustico alla Woody Allen e allo stesso tempo tanto  sognatore e fantasioso!

Gemma Arterton che in questa veste ricorda in taluni frangenti Laetitia Casta, da vita ad un personaggio che seppure manipolatrice non infastidisce. Sa rendere evidente il suo lato inconsapevolmente  sexy e al contempo dolce. Tutta la mia comprensione al panettiere, probabilmente avrei fatto la sua stessa fine con una vicina del genere!

E’ la vita ad imitare l’arte con tutta la sua imprevedibilità e persino crudeltà.

Il film si fa guardare e scorre con lo stesso garbo delle incantevoli dimore in cui le vicende si dipanano. A completare il puzzle ci sono le interpretazioni degli altri del cast a far andare tutto o quasi nel verso giusto. Parlo di Niels Schneider che avevo scoperto grazie al sempre più lanciato Xavier Dolan ( se non l’avete visto rimediate e andate a cercare il suo recente “Mommy”) e che interpreta il giovane studente universitario che accenderà la passione in Gemma. Parlo soprattutto di Elsa Zylberstein nei panni di Wizzy: eccessiva e boriosa borghese dalle mille fobie.

L’episodio lo ritengo riuscito e chissà che non riavvicini qualcuno  a Flaubert. Io di ritorno a casa mi sono arrampicato su uno sgabello e dallo scaffale più in alto della libreria sono andato a ripescare Madame Bovery, fate solo attenzione alla polvere!