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Soffocare - Chuck Palahniuk

Lunedì, 01 Febbraio 2016 22:48

Victor mancini, ex aspirante medico, si ritrova a dover sostenere le spese mediche della madre, senza un vero lavoro. Una madre che si é imposta per tutta la vita, con le sue idee assurde e le sue teorie strampalate. Una madre a cui Victor, nonostante tutto, deve tutto.


Palahniuk con una storia fuori dall'ordinario, oltrepassando di continuo il limite del paradossale, ci descrive il mondo in cui siamo immersi, sovrastato da perbenismi imposti e dipendenze celate, un mondo dove è facile perdersi e difficile ritrovarsi.

"Esiste il contrario del déja vu. Lo chiamano jamais vu. È quando incontri le stesse persone o visiti gli stessi posti in continuazione, ma ogni volta è come fosse la prima. Tutti sono sconosciuti, sempre. Niente risulta mai familiare."

Victor, per provvedere alle  spese mediche della madre, costretta in una clinica, oltre ad un lavoretto occasionale escogita un piano secondario e molto più redditizio. Ogni sera infatti usa recarsi in un ristorante, scelto casualmente, per cenare. E ogni sera inscena un malore fingendo di soffocare. Il risultato è sempre lo stesso: commensali e personale del ristorante fanno a gara per salvarlo. L'epilogo è sempre lo stesso, Victor sopravvive, sputa il boccone che gli impediva di respirare, abbraccia e bacia quello che è appena diventato il suo salvatore, eroe per una notte. E quella notte gli cambierà la vita. ogni notte Victor cambierà la vita di una persona ordinaria, migliorandogliela. Dandogli un senso nuovo. Per contro l'eroe per un giorno in occasione del l'anniversario gli invierà un biglietto d'auguri. Un biglietto e dei soldi. Un eroe a pagamento, in un certo senso, ma Victor regala a queste persone, con il suo geniale quanto banale piano, qualcosa di impagabile. Gli rende dignità, una dignità sovrumana. Un piano infallibile, collaudato e organizzato. Ciò in cui fallisce Victor è la sua sfera personale e professionale. É un sesso dipendente. Nel vero senso della parola. Ammette la dipendenza e frequenta apposite riunioni. Ma non se ne libera, non ci riesce. Quell'atto ridotto alla pura carnalità, becera, é tutto quel che gli rimane, l'unico contatto con l'umanità, che egli stesso cerca costantemente di ingannare, o meglio fottere. L'unico punto stabile della sua effimera esistenza pare sia un lavoretto con cui arrotonda le entrate provenienti dai soffocamenti. Victor fa da comparsa in una ricostruzione storica dell'America del 1734. Victor é una persona reale in uno sceneggiato. Geniale.

"Finché non trovi qualcosa per cui lottare ti accontenti di qualcosa contro cui lottare."

Palahniuk usa un linguaggio diretto, crudo e volgare. Sproloqui, parolacce e dettagli ben oltre il buongusto comune conditi da saccenza e sarcasmo. Un'ironia gelata che porta a riflessioni ben più profonde. É questa la meraviglia di questo romanzo, un'analisi antropologica celata da un'apparente superficialità. Palahniuk indirettamente ci mostra come l’uomo avverte in sè il bisogno di essere utile agli altri e di essere amato. Viviamo di azioni e emozioni, che si tramutano in ricordi. Vogliamo ricordare ed essere ricordati, vogliamo continuare ad essere quello che abbiamo fatto, quello di cui siamo orgogliosi, sempre. Per questo facciamo foto e conserviamo i biglietti del cinema. Per questo Victor tiene un diario della sua dipendenza, un diario del sesso, che gli ricordi quanto in basso é caduto. Perché tendiamo a dimenticare più velocemente quello che non ci piace. Siamo una macchina perfetta.

"Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo. Sani di mente o pazzi. Stinchi di santo o sessodipendenti. Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.
A lasciare che sia il passato a decidere il nostro futuro.
Oppure possiamo scegliere da noi.
E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito."

Senza dubbio coinvolgente e divertente, Choke é solo apparentemente leggero. Si passa dallo sdegno ad un ghigno sarcastico per poi elaborare, solo in un secondo momento, il contenuto reale. É come se esistessero due piani, quello narrativo, divertente e leggero, lontano dal piano in cui giacciono i contenuti pesanti e stropicciati. Il tutto avviene tramite una storia che per quanto sia resa credibile, è così paradossale da non stare in piedi. Ma se ne ha consapevolezza solo a settimane dall'ultima pagina. Palanhiuk analizza la società senza che ce ne rendiamo conto, muove i meccanismi mentali per farci giungere esattamente dove vuole lui, e per farlo usa una fotografia irreale, ma costruita con un minuzia impeccabile, da non farla percepire come tale. Ecco é un maestro in questo.

Incipit:
"Se stai per metterti a leggere, evita.
Tra un paio di pagine vorrai essere da un'altra parte. Perciò lascia perdere. Vattene. Sparisci, finché sei ancora intero.
Salvati.
Ci sarà pure qualcosa di meglio alla tv. Oppure, se proprio hai del tempo da buttare, che so, potresti iscriverti a un corso serale. Diventare un dottore. Così magari riesci a tirare su due soldi. Ti regali una cena fuori. Ti tingi i capelli.
Tanto, ringiovanire non ringiovanisci.
Quello che succede qui all'inizio ti farà incazzare. E poi sarà sempre peggio.
Quello che trovi qui è la stupida storia di un ragazzino stupido."

 

di Giulia Lupi