Stampa questa pagina

Stranger Things - dentro la colonna sonora

Lunedì, 28 Novembre 2016 17:20

Dall'elettronica al synth pop, passando per la techno, scopriamo i misteriosi suoni della serie TV Netflix

Stranger Things”, serie tv ambientata nel 1983 e uscita il 15 luglio, ha letteralmente stregato il pubblico Netflix, e la portata del fenomeno non accenna a diminuire. La creazione dei fratelli Matt e Ross Duffer ha lasciato un segno profondo negli spettatori, e la sua colonna sonora ha avuto un’inaspettata eco tutta sua, tanto che i brani che la compongono vengono costantemente utilizzati dal vasto stuolo di fan per mash-up e rielaborazioni, spesso molto riuscite.

  
Stranger Things Vol. 1                                       Stranger Things Vol. 2

Dopo essere stata distribuita in due volumi, usciti rispettivamente ad agosto e a settembre, su iTunes e nei negozi, l’ambita colonna sonora è arrivata anche in vinile qualche settimana fa, tornando nella classifica generale di Billboard di novembre, piazzandosi al 72esimo, e andando direttamente in prima posizione nella classifica Billboard per gli album in vinile: è la prima colonna sonora a capeggiare la hit parade da più di un anno.

Gli autori sono i texani Kyle Dixon e Michael Stein della band S U R V I V E. Dixon aveva spiegato che i registi, fan della band, avevano usato un loro pezzo per la presentazione del progetto a Netflix. Il connubio aveva funzionato e, una volta che la serie era stata approvata, erano stati proprio i Duffer a contattarli per la realizzazione della colonna sonora. Solo loro due, però, hanno risposto alla chiamata, entrando a pieno regime nel progetto.

Le quasi 30 tracce, ciascuna di durata inferiore di due minuti, scansano abilmente l’effetto mattone. La traccia spartiacque è “The Upside Down”, tema omonimo dell’oscuro mondo parallelo sulle cui interazioni si basa la trama della serie: nell’album s’inseriscono anche sonorità sinistre e dark come quelle di “Photos in the Wood” fino al dittico finale formato da “She’ll Kill You” e “Run Away”, quasi carpenteriane.

L’intera composizione risulta essere un grande revival delle sonorità synth-wave, con fascinazioni cosmiche che ricordano molto Vangelis (all’interno della serie appare anche la sua “Fields of Gold”) e i Tangerine Dream, ma anche con rimandi alla techno ambientale di Aphex Twin. Non a caso i due musicisti hanno voluto utilizzare dei sintetizzatori analogici Arp d’epoca, che producono un ronzio molto particolare, con l’obiettivo di rimanere fedeli agli anni ’80 evitandone però i cliché musicali, realizzando una sinfonia di suoni oscuri e misteriosi, ma dal perfetto equilibrio.

 

Di Giulia Caputo.