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Luci e musica dal vivo: Martino Cerati ci spiega questo forte legame

Lunedì, 27 Marzo 2017 17:38

Durante la puntata di Blu andata in onda venerdì 24 marzo 2017 abbiamo fatto un viaggio alla scoperta di un mestiere fondamentale per i concerti e la musica dal vivo: Martino Cerati ci ha raccontato com'è fare il tecnico delle luci, il percorso che ha fatto e com'è nata questa passione.

 

 

Un lavoro, al tempo stesso un'autentica forma d'arte che lo ha portato a collaborare con gruppi come Verdena, Fast Animals and Slow Kids, Ministri, Blonde Redhead e tanti altri.

Ascolta il podcast:

 

Che cosa fai esattamente? Quando ti chiedono “che lavoro fai”, cosa rispondi?

«E' una domanda complessa. Mi occupo di illuminazione per tour: progettare un disegno di luci per un tour, un concerto, e tutti gli aspetti scenici, tutto ciò che serve da contorno ad un evento live o che sia propositivo per più date in location differenti. Una parte del mio lavoro è più tecnica, mi occupo di gestione di sistemi video sempre per i tour. Una parte invece è più pratica, lavoro come tecnico delle luci sempre per lo stesso ambito.»

Come nasce questa passione?

«Come tutti i lavori in questo mondo qui, è una passione a tutti gli effetti. Nasce da un piacere, da momenti in adolescenza con amici, compagnie e organizzazioni di eventi. Con il tempo il mio nome si è diffuso in alcuni ambiti e tutto è sfociato in un mondo molto più pratico: i concerti della musica indipendente e tutto quel campo lì. E' nata per me proprio in questo modo: avevo un'associazione con amici del mio paese con cui organizzavamo spettacoli e concerti. Per un periodo della mia vita abbiamo avuto in gestione un locale. Lì tra collaborazioni, conoscenze di persone e quant'altro, sono arrivato a questo. Tutto ciò mi ha portato a girare con i Punkreas una decina di anni fa e ho conosciuto luoghi e locali. Nel periodo successivo sono diventato socio del Circolo Magnolia e ho cominciato a lavorare a Milano, crescendo.»

Che musica ascolti?

«Ascolto cose completamente diverse l'una dall'altra, a seconda del mood. Passo dai gruppi che seguo (Calcutta è uno di questi, oppure i Verdena) al vecchio rap (Joe Cassano). Ascolto anche il jazz, il blues, generi abbastanza impegnativi. L'elettronica e cose abbastanza aggressive. Non ho un genere prediletto. E' un problema perché parti con dei preconcetti su un artista, poi ti ci ritrovi dentro e finisce per piacerti, quindi è proprio difficile determinare chi può piacermi e chi no. Sono abbastanza aperto in questo senso. Quando ero adolescente, frequentavo il 2theBeat a Bologna, in cui si facevano i duelli hip-hop underground. Con me non c'entrano niente oggi, ma mi piaceva all'epoca e mi piace anche adesso.»

Cos'è per te la luce?

«La luce è a tutti gli effetti un mezzo di comunicazione. Nel caso di un concerto non ha la priorità, ma dona forza al messaggio che l'artista vuole comunicare. In alcuni momenti è giusto che prenda priorità, il comando della scena, a volte sopra un momento musicale. Rafforza un momento scenico, emotivo, fotografico. La fotografia ad esempio è un mezzo di comunicazione a tutti gli effetti, se fatta con tutta una serie di aspetti giusti comunica un proprio messaggio. Se fatta male, perde un po' il significato. Per la luce è lo stesso.»

Di Francesca Marini.