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Orchestraccia a Villa Ada incontra il mondo: è sempre un grande spettacolo

Lunedì, 31 Luglio 2017 17:42

Due ore e mezza di romanità, buona musica e divertimento. Questo è stato il concerto dell’ Orchestraccia a Villa Ada.

Ormai è diventato un appuntamento imprescindibile per l’estate romana, ma il concerto della band capitanata da Marco Conidi riesce sempre a sorprendere e a divertire il pubblico. Oltre al frontman, il gruppo è composto da un trio d’attori-cantanti: Giorgio Caputo, Edoardo Pesce e Luca Angeletti. La serata è stata aperta da Stefano Disegni e I Disordine che hanno alietato il pubblico durante l’aumento dell’ affluenza pre concerto. La band folk-rock romana riesce, come sempre, a intramezzare la parte musicale con dei piccoli scketch che per la maggior parte nascono sul palco senza essere programmati. I quattro, che sono grandi amici anche fuori dal palcoscenico, riempiono bene l’ampio spazio del palco di Villa Ada senza aver alcun momento un po più basso del resto del concerto.

Tanti gli ospiti intervenuti, tra i quali da menzionare un’ ottima interpretazioni di due canzoni romane da parte dell’ attrice Ilaria Spada.

La scaletta è un misto tra le canzoni dei due CD prodotti dalla band, Sona Orchestraccia Sona e Canzonacce, e alcuni stornelli della cultura storica romana reinterpretati dai quattro mattatori della serata. Tra i brani, da segnalare un ottimo momento comico di Edoardo Pesce con la sua “Mano Santa” che ha coinvolto molto il pubblico che ha anche fatto fermare l’interpretazione per una battuta arrivata dalla prima fila che ha “steso” Pesce.

La parte finale è quella che ormai contraddistingue l’ Orchestraccia con l’ interpretazione di “Lella” che ha entusiasmato la folla che ha cantato la hit del gruppo insieme ai propri beniamini. Si sta per concludere la quarta tournee di questo gruppo che come prerogativa ha quella di cercare di farsi conoscere anche al di fuori dei confini della capitale ma senza usufruire di aiuti da parte di major discografiche. La strada è molto lunga ma non sembra impossibile.

Di Giacomo Emanuele Di Giulio.