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Salvatore Borsellino : Mio fratello ucciso dalla trattativa

Lunedì, 19 Maggio 2014 11:07

Sono passati quasi 22 anni dalla strage che ha portato via, per sempre, uno dei giudici che ha combattuto per primo e quasi in completa solitudine il crimine organizzato: Paolo Borsellino.

Attorno alla sua uccisione ci sono ancora tante ombre e tanti misteri. Tra i quali, la sparizione della cosiddetta "agenda rossa" dopo la strage di via D'Amelio, dove erano annotati gli appunti di Borsellino sulle indagini e su molti misteri sui quali stava indagando. Proprio per parlare di tutto questo, abbiamo avuto ospite suo fratello: Salvatore Borsellino.

Salvatore ha fatto della battaglia per l'accertamento della verità sulla morte di Paolo, una ragione di vita. Ha fondato un movimento, Le Agende Rosse, in ricordo proprio della incredibile sparizione del taccuino, avvenuta durante la bonifica in via D'Amelio dopo la strage. Varie sentenze della magistratura hanno accertato che lo Stato, per voce del generale Mori e del capitano De Donno ha trattato con la mafia nel periodo fra il 1992 e il 1994.

Durante la chiacchierata, trasmessa mercoledì 21 Maggio 2014 a Politically Scorrect, Salvatore Borsellino ha potuto ripercorrere varie fasi della sua vita. Da quando, quasi 50 anni fa, lasciò la Sicilia per Milano, credendo in un futuro migliore. Agli ultimi giorni di vita di Paolo, dove ha potuto sottolineare quanto il fratello fosse sempre più riservato sulle indagini e i misteri che aveva scoperto. E poi la sospetta sparizione dell'Agenda Rossa, dove Paolo aveva appuntato tutti i segreti di cui era a conoscenza e della quale, non si sa più nulla, perché clamorosamente sparita dopo l'esplosione del 19 Luglio 1992.

"La seconda Repubblica non potrà salvarsi - dichiara Salvatore - perché è nata da un peccato originale: quello della trattativa Stato-mafia (ora è in corso a Palermo un processo che dovrà accertare se la trattativa sia stata un reato o meno, ndr) che ha portato all'uccisione di mio fratello."

L'unica speranza per Salvatore, "sono i giovani perché hanno gli anticorpi di tutto quello che è avvenuto in questi venti anni. La mia generazione ha troppe colpe sul Paese e su di loro".

E su Giovanni Fiandaca, professore universitario a Palermo e candidato per l'europarlamento con il Partito Democratico, giustificazionista della trattativa Stato-mafia e fortemente critico del reato del concorso esterno in associazione mafiosa ideato proprio da Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, dichiara: "Fiandaca è un negazionista e non riesco a capire come il PD figlio di Pio La Torre possa candidarlo. E' lui che fa la star, non chi combatte la mafia tutti i giorni come il pool di Palermo"

Il podcast dell'intervista integrale

Buon ascolto!

 

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