Extra

Roger Waters ad Anzio : una giornata indimenticabile

Giovedì, 20 Febbraio 2014 20:42

Il 18 febbraio 1944 moriva, a seguito delle ferite riportate durante lo sbarco di Anzio, Eric Fletcher Waters, papà di Roger Waters. A 70 anni di distanza da quello storico evento, il Comune di Anzio ha deciso di conferire a Roger Waters la cittadinanza onoraria in ricordo di suo padre Eric e per l'occasione ha organizzato una cerimonia presso Villa Sarsina, sede del Consiglio Comunale della città.

Appena ha iniziato a circolare la notizia mi sono detto "ci devo essere!". Ma l'impresa si è mostrata, da subito, tutt'altro che facile. Faccio alcune telefonate per avere informazioni, ma nessuna buona notizia: la sala consiliare è molto piccola e si può assistere alla cerimonia solo su invito.

Comincia allora la corsa per capire chi mi può far avere l'ambitissimo invito. Ancora telefonate, smuovo mari e monti, sono disposto a vendere l'anima al diavolo... ma niente da fare. A un certo punto, quando la rassegnazione si era ormai impadronita di me, la svolta. "Fatti trovare alla 10:00 ad Anzio e vediamo quello che si può fare" mi dice una persona nell'ultima disperata telefonata.

Alle 9:00 sono già sul posto.

Mentre gli operai stanno finendo di stendere il tappeto rosso e di ultimare i preparativi per la cerimonia, mi intrufolo nella villa e mi mimetizzo tra i dipendenti comunali.

Alle 11:00 arriva il mio "uomo" e mi consegna il pass per la sala consiliare: ce l'ho fatta! La cerimonia è formale ma allo stesso tempo molto toccante. Parlano il Sindaco, il novantunenne veterano britannico Harry Shindler, e Roger Waters. Un pensiero mi assale: devo poter avvicinare il mio idolo, quando mi ricapita un'occasione così?

 

Alla fine della cerimonia i giornalisti si avvicinano alle autorità presenti per fare qualche domanda. Anche io mi muovo e mi sposto verso il punto della sala da dove è entrato Roger Waters e da dove, molto probabilmente, uscirà. La posizione che ho individuato è ottima, nessuno riuscirà a spostarmi, sono a un passo dall'obiettivo. Finite le interviste, si cominciano a muovere le guardie del corpo, impazzano i flash, la tensione sale. Quando Roger Waters è a un metro da me, mi lancio verso di lui tendendogli la mano mentre grido con tutta la voce che ho "Roger, Roger". Lui si gira, i nostri sguardi si incrociano e... mi stringe la mano.

Avrei voluto dirgli tante cose, ringraziarlo per avermi donato la sua musica, i suoi pensieri e la sua arte, ma l'emozione mi ha letteralmente immobilizzato. È successo tutto in pochi secondi e ritrovarmi qui a scrivere non è solo un modo per condividere con voi questa emozione, ma anche l'occasione per riviverla.