Extra

Festa del Cinema di Roma 2016: arriva “Una”, con Rooney Mara

Mercoledì, 19 Ottobre 2016 16:27

Rooney Mara diretta da Benedict Andrews nel dramma “Una”. Recensione e trailer.

Presentato all’undicesima Festa del Cinema di Roma, Una è un film forte e intenso. Con un’ottima Rooney Mara nei panni della (solita) tormentata protagonista. La pellicola ha fatto il giro dei festival, essendo stata proiettata prima al Telluride, lo scorso settembre, poi a Toronto e Londra.

Sinossi

Una (Rooney Mara) è una donna giovane e bella. Passa i suoi giorni cupi nella casa di famiglia, insieme alla madre. Un giorno, invece di andare a lavoro, si reca in una fabbrica, con in mano una vecchia foto. Sta cercando un uomo, più anziano di lei, per trovare delle risposte sul suo passato.

L’uomo in questione è Ray (Ben Mendelsohn), che dai colleghi di lavoro si fa però chiamare Pete. La comparsa di Una lo minaccia, rischiando di far vacillare la sua stabilità. I due molti anni prima avevano avuto un rapporto, quando la ragazza era appena una tredicenne.

Da allora Una è cambiata. Ora che ha trovato ciò che cercava, sarà costretta a guardare nel profondo di una lacerante forma di amore. Chiedendosi se ci sarà mai una via d’uscita.

una 1

Un dramma scottante, non convenzionale.

Una è un progetto che arriva al cinema dopo tante tappe. E’ l'adattamento cinematografico dell'opera teatrale “Blackbird” di David Harrower, che è anche lo sceneggiatore del film. Lo scritto è a sua volta in parte basato su fatti realmente accaduti: “Blackbird” pesca infatti dalla vita di Toby Studebaker, marine degli Stati Uniti che nel 2003 abusò di una bambina inglese di soli 12 anni, adescata su internet.

Il film è senz’altro molto potente e intenso. Una è una ragazza evidentemente traumatizzata, affetta da quella che possiamo chiamare “Sindrome di Stoccolma”. E’ ossessionata da Ray, trasportata più dall’amore che dalla vendetta o dall’odio. Ricerca nel sesso una via d’uscita, una salvezza che non arriva. In questo personaggio Rooney Mara si cala alla grande, regalando un’interpretazione convincente nonostante possa risultare, a volte, inespressiva. Quell’inespressività è proprio il vuoto lacerante di Una.

Al contrario, il personaggio di Ray, interpretato da Ben Mendelsohn, lascia il pubblico basito. Nel film non c’è una vera e propria condanna dell’uomo, nonostante l’abuso avvenuto anni prima sia oggettivamente ripugnante e disgustoso. Ray “se la cava”, quasi bastasse dire un “Ti amo” per ritrovare quella sorta di umanità perduta. Ideologicamente l’abuso scompare, sostituito da una storia d’amore malata.

Ma quelle lesioni rimangono eccome. La vita di Una è un trauma continuo, che si basa su convinzioni e sentimenti che la trama sembra quasi assecondare. Forse è proprio questa la forza del film: lasciare che i fatti si rappresentino da soli, nonostante la loro crudezza.

Una colpisce il pubblico. Un pubblico che dovrà essere in grado di elaborare lo shock, per rintracciare quella verità etica oggettiva che non si può nascondere dietro a un presunto idillio amoroso.

 di Emanuele Di Baldo