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Effetti da Corona Virus: ragazzi disabili lasciati senza istruzione

Domenica, 21 Giugno 2020 19:37

La didattica inclusiva è stata sicuramente un pronto intervento importante per l’istruzione durante il periodo del lockdown, ma è stato uguale per tutti?

Gli assistenti dei ragazzi disabili hanno potuto operare e lavorare con loro come gli altri docenti? Facciamo un passo indietro parlando della situazione presente nelle scuole e affronteremo il discorso con Flaminia membro sindacalista degli USB (Unione di base sindacale) insieme al comitato degli Assistenti educativi Culturali, servizio destinato all’assistenza individuale dei giovani diversamente abili nelle scuole, diRoma.
Il servizio degli A.E.C è molto importante all’interno delle scuole perché è dedicato ai bambini e adolescenti portatori di handicap ed ha come obiettivo prioritario il potenziamento delle competenze, dell’autonomia e della sicurezza attraverso interventi educativi svolti durante l’attività didattica.

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Durante questi mesi di restrizioni a pagarne le conseguenze sono stati sia i ragazzi ma anche gli assistenti che non hanno potuto lavorare, né tanto meno continuare ad aiutare i bambini che necessitano di attenzioni che per via telematica non è possibile dare.
“Noi siamo stati lasciati in secondo piano, oltre a non poter assistere i bambini abbiamo ricevuto, alcuni giorni fa, poche centinaia di euro di stipendio, a distanza di tre mesi, con il quale non è possibile vivere. Amiamo il nostro lavoro ma vorremmo essere messi in condizione di poter operare serenamente, essere riconosciuti nelle scuole e poter prendere uno stipendio degno di essere chiamato con questo nome!” ha affermato Flaminia degliUSB.
In questi giorni diverse manifestazioni sono state fatte per smuovere le autorità competenti e farsì che prima del ritorno a scuola la situazione possa ripartire, con più sicurezza sì per la salute, ma anche nella definizione concreta dei ruoli all’interno. Gli assistenti ai ragazzi disabili sono un supporto necessario per gli insegnanti e invece di essere sostenuti, sono talvolta messi da parte e addirittura sono stati fatti tagli di orari alla loroassistenza.
Quindi viene da domandarsi: chiediamo un mondo equo e giusto, dove la salute venga prima di tutto, e poi ci dimentichiamo dell’importanza di rivalutare il significato stesso del termine “normalità”? Dovremmo tornare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino.

Di Sara Colonnelli.