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MUCH LOVED: il regista del film censurato in Marocco è a Roma

Mercoledì, 07 Ottobre 2015 17:29

Presentato a Cannes alla Quinzaine e a Toronto International Film Festival, arriva domani (8 ottobre) in sala "Much Loved". Il regista Nabil Ayouch era a Roma per presentare il film e Radio Libera Tutti non poteva mancare.

Società Cinema ha portato in sala "Taxi Teheran"  e ora "Much Loved" due film censurati in patria (Iran e Marocco). Porterà al cinema la Palma d'Oro a Cannes e Desdè Allà, Leone d'Oro a venezia. Il film è scelto perchè piaceva prima di tutto a Valerio De Paolis. Sulla scelta dell'uscita, visto che venivamo dal  film di Jafar Panahi, abbiamo pensato ad un fil rouge di film difficili  e perciò non è stato casuale. Uscirà in 50 copie.

"Se non pensassi che il cinema ha capacità di risvegliare le coscienze, non farei questo lavoro. Se avessi potuto immaginare le reazioni che il film ha destato, lo avrei comunque fatto. Non mi aspettavo reazioni così accese mentre mi attendevo una opposizione forte e mi auguravo si aprisse un dibattito pubblico sul luogo della donna e la condizione del ruolo femminile nella società araba. Non mi aspettavo certo  minacce di morte ne che sarebbe stato messo al bando senza essere stato visionato da nessuna commissione. Alla luce quel che ho detto vorrei ringraziare Valerio De Paolis e Società Cinema. E' grazie a loro che noi cineasti abbiamo libertà di muoverci su tematiche del genere. La percezione che queste donne hanno dei clienti sauditi o europei è la stessa che altre donne che fanno lo stesso mestiere altrove hanno. I clienti sono persone che hanno denaro e si tratta di prenderne il più possibile anche a costo di subire umiliazioni. Sono donne coraggiose e forti e che hanno forza di affrontare queste situazioni.

Lei ha scelto per far interpretare le quattro protagoniste non attrici professioniste e neppure prostitute, come mai questa scelta? Ha fatto più di 200 interviste a prostitute per capire qual è la loro vita. Come questo bagaglio di informazioni è riuscito a travasarlo alle interpreti?

" Ad eccezione di Loubna Abidar sono tutte senza esperienze cinematografiche.Tutte e quattro sono però cresciute in quartieri poveri e popolari ed a contatto con il mondo della prostituzione. Sono cresciute vedendo queste donne muoversi. Hanno appreso il linguaggio delle prostitute e questa loro conoscenza le ha nutrite per incarnare i personaggi. Volevano tanto questo ruolo e alcune hanno mentito dicendo di essere delle vere prostitute pur di avere il ruolo".

Durante le riprese ci sono stati problemi legati a certe scene e sequenze molto forti?

"Non abbiamo avuto alcun tipo di problema durante le riprese del film, nè ad ottenere autorizzazioni per le riprese del film. Proprio per questo non potevamo immaginare le reazioni dopo la presentazione del film a Cannes. Proprio a Cannes alcuni spezzoni del film sono stati poi piratati e messi su internet. E' iniziata allora la reazione violenta di una parte della popolazione che ha poi generato la messa al bando. 

Il Marocco di Muhammad VI  non è più quello del padre Hassan II, è visto nei paesi arabi come esempio di monarchia illuminata e che sa garantire meglio di altri i diritti civili. Quanto è rimasto colpito da questa censura preventiva e quale è stato il motivo di questa censura?

"Il Marocco è molto cambiato. Nei 15 anni in cui Muhammad VI è al potere ha incentivato libertà d'espressione, di stampa ed artistica. Sostenuta, accompagnata e difesa, oltre che dagli da artt. 24 e 25 della costituzione. Motivo in più per cui io sia rimasto così colpito e shoccato da questa messa al bando. Motivo in più per cui ritengo sia fondamentale continuare per la difesa dei diritti civili e libertà fondamentali. Del resto bisogna dire che la messa al bando non è avvenuta nel palazzo del re ma dal ministero della comunicazione, una entità che ha a vedere con la politica che risente di un certo populismo".

 

Quante aspiranti attrici si sono presentate ai casting?C'è qualcuna che ha sentito di tirarsi indietro quando ha capito esattamente di cosa si sarebbe trattato?Che rapporto ha avuto con i media marocchini durante le riprese?

"Non comunico mai durante le riprese, i set sono chiusi  e non c'è stato nessun contatto. Sono state tantissime le donne che ho visionato per i casting, prostitute e non, comunque attrici non professioniste. Per me l' elemento fondamentale era la loro motivazione. Spiegavo che sarebbe stato un film difficile e sarebbe stato difficile portarne il peso. Dovevo leggere nei loro volti la loro motivazione. Sono stato colpito dall' importanza che per loro aveva rendere giustizia a queste donne. Renderle finalmente visibili queste donne"

Come accade inevitabilmente, un veto attrae l'attenzione su un film. La pellicola ha suscitato dibattito in Marocco e altri paesi del mondo arabo e queste donne hanno iniziato a potersi esprimere. La gente si interroga sulla loro vita e i giornalisti scrivono di loro e ci sono reportage su internet in cui si parla della loro realtà. Molte di loro ci hanno scritto ringraziandoci dicendo che prima semplicemente non esistevano ed ora sì. Ho letto i commenti di persone che hanno deciso di esprimersi dopo l'uscita del film e che hanno rivisto le loro posizioni o in ogni caso hanno difeso il diritto della popolazione marocchina di poter scegliere cosa vedere.  

Chi ha paura di Ayouch?

"Non ho voglia di mettermi nella testa dei censori. Il sesso e il mestiere del sesso sono un tabù molto più grande di quanto immaginassi nel mio paese. Probabilmente se le avessi dipinte come non sono nella realtà e cioè come vittime e non le guerriere che ho mostrato, questo film non avrebbe disturbato allo stesso modo. Film è specchio che ho dato alla società marocchina: potevano scegliere di specchiarsi o spaccarlo. Hanno deciso per la seconda via".

Perchè ha scelto di raccontare il Marocco e le sue duplicità?

"Ho deciso nel 99 di stabilirmi in Marocco. Motivi che mi hanno fatto scegliere sono autentici. Società del Marocco e la sua vita quotidiana è grande fonte d'ispirazione con la sua vitalità e le sue contraddizioni. Vivendo li, posso lasciarmi ispirare da persone o temi che mi perseguitano e mi sconvolgono in qualche modo mi danno modo di aprire una finestra su persone emarginate che non hanno la possibilità di essere ascoltate. Io sono cresciuto in una banlieu parigina e forse per questo mi sento vicino a certi temi."

 

 Articolo e gallery fotografica a cura di Alessandro Giglio