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Incontro con Joel Coen e Frances McDormand alla Festa del Cinema di Roma

Venerdì, 16 Ottobre 2015 15:27

Uno degli spazi più succulenti di questa decima edizione della Festa del Cinema di Roma prevede gli incontri con attori e registi aperti al pubblico. Ad inaugurare la serie è per questo venerdì 16 ottobre quello molto atteso tra Joel Coen e Frances McDormand, marito e moglie.

Come vi siete conosciuti? Come nasce la vostra collaborazione?

L'incontro è avvenuto a New York in una sala conferenze nel corse di provini alla ricerca di una attrice per una parte ed è stata una giornata molto lunga e faticosa. Ricordo che fu la mia amica Holly Hunter a suggerirmidi partecipare a questo provino. Andai li perchè lei non poteva perchè già impegnata in teatro. Abbiamo chiacchirato con lui ed Ethan e mi hanno chiesto di tornare nel pomeriggio. Non mi avevano dato tutta la sceneggiatura ma soltanto qualche scena. Mi chiesero di tornare per le 14 ma dissi di non potere perchè il mio ragazzo di allora aveva avuto una parte in una soap e non potevo non vederlo. MI dissero di venire allora per le 16 e così fu. In realtà mi disse solo più tardi che decisero di darmi la parte solo per il mio rifiuto precedente". 

A chi gli chiede del suo rapporto col cognato, Frances risponde che non è poi diverso da quello di ogni altro cognato meno noto. "In realtà Ethan è sempre in contatto con Joel per lavoro e io non lo frequento poi tanto. La cosa che mi colpisce più di loro due è la loro intercambiabilità. Sono quasi complementari".

Il primo film insieme è stato Blood Simple, l'hai visto cambiare poi alla regia nei tuoi confronti?

"Blood Simple" è stato un momento particolare in cui c'era uncome parte di un insiemea enorme energia. Ha rappresentato un modello per successive collaborazioni nel cinema. Professionalmente abbiamo imparato molto l'uno dall'altra. L'ho visto evolvere e l'ho vistocrescere da regista nel rapporto con gli attori ed io mi sono vista come parte di un insieme. Abbiamo avuto anche tanti scambi dettati anche dal fatto che io ho lavorato anche con altri registi.   

Joel Coen: "La gelosia non è possibile nel nostro lavoro. Può pensarlo chi conosce poco del nostro mondo. La cosa veremente difficile in un rapporto come il nostro non sta in questo  ma nel gestire la famiglia e la casa per via del fatto che siamo spesso lontani a causa del nostro lavoro".

Frances McDormand: "Per quanto riguarda me non c'è gelosia nei confronti delle donne che Joel può frequentare. L'unica gelosia, è forse più una questione di invidia. Ho invidia per il suo lavoro che in qualche modo è "autogenerante". E' lui che tira fuori l'idea e devo poi attendere "solo" un produttore. Io come attrice invece vivo sempre in attesa che qualcuno mi chiami."

Ci sono delle attrici che l'anno ispirata?

"Anna Magnani per me è stata una scoperta. Un volto intenso, un modo di interpretare le emozioni che le attrici non sapevano e non sanno fare. Volevo conoscere di più di questa attrice e devo dire che grazie ad internet ho visto altri suoi lavori che non conoscevo. Anche Domani  mi sono proposta di andare a cercare dei dvd che negli Stati Uniti non sono facili da trovare. Mi interesse vedere quel che ha fatto negli ultimi anni in televisione. E' una grandissima attrice che nasce dal teatro e forse da li si spiega la mia empatia con lei. E' interessante anche il fatto che lei è stata sempre identificata con la città di Roma. Come anche io nella ia carriera vengo sempre identificata con una donna americana della working class".

Cosa pensate della Tv e delle serie televisive?

Frances McDormand: "Come donna posso notare che le serie tv hanno aumentato la richiesta di attrici e le serie tv hanno il vantaggio di essere più stabili rispetto sia al cinema che al teatro. Ritengo che per la narrazione sia anche più facile poter raccontare una stessa storia 4 o 8 ore Piuttosto che doverla limitare a 1 ora e mezza". 

Joel Coen: "Devo ammettere che non guardo la televisione e non vado neanche troppo al cinema. Io e mio fratello abbiamo trovato il modo di raccontare che più ci è congeniale. Ci è più facile raccontare le storie che ci piacciono in 90 minuti. Il nostro film più lungo, ma è una eccezione, è di 2 ore e 5 minuti. Forse seguiremo addirittura la via al contrario con i corti. Cosa penso della possibilità di guardare Lawrence d'Arabia su un Ipad? Beh, sinceramente non mi interessa. Per contraddire quanto apena detto posso anche dire che la mia prima esperienza di cinema è stata quella di film sulla tv in bianco e nero di casa: una esperienza che ritengo altrettanto importante di quelle vissute in sala. Queste contraddizioni le lascio valutare a voi."

Può parlarci del suo prossimo film?

Joel Coen: "Non posso dirvi molto se non che uscirà a febbraio e parla di uno studio di Hollywood del  1951. Racconteremo di cui i film venivano fatti allora".