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Perfetti sconosciuti, lo smartphone come una scatola nera.

Martedì, 02 Febbraio 2016 15:00

Giorno 11 Febbraio tutti al cinema! Esce infatti nelle sale italiane Perfetti sconosciuti. La regia di Paolo Genovese (Immaturi, Tutta colpa di Freud) si affida a sette protagonisti molto validi. Parliamo di Edoardo Leo, Valerio Mastrandrea, Giuseppe Battiston, Alba Rohrwacher, Marco Giallini, Kasia Smutniak e Anna Foglietta.

Nella quotidianità nostra è ormai assodata un’estensione artificiale qual è lo smartphone. Non importa più la marca, il colore o il costo, tutti ne possediamo uno e forse senza di esso le nostre giornate sarebbero considerate spaesate. Il film di Genovese si sofferma sull’importanza che assume il telefono nelle vite dei sette amici, riuniti a cena, in una notte d’eclissi. La compagnia è formata da tre coppie sposate, chi da molti anni e chi da poco tempo, più Peppe (Giuseppe Battiston) che forse avrebbe dovuto presentare il suo nuovo amore proprio quella sera. Tutti sono molto amici e tutto, nella loro vita, sembra sereno.

Con una critica smossa da Eva (Kasia Smutniak) prende corpo un gioco all’apparenza semplice ed ingenuo: per l’intera durata della cena tutti i messaggi e le chiamate devono essere letti e ascoltate da tutti, nessun segreto(“tanto siamo amici da una vita”. C’è chi accetta il gioco con riluttanza, chi con indifferenza e chi con preoccupazione. C’è chi lo fa volentieri proprio per essere scoperto e far cadere quella maschera diventata ormai un macigno, troppo pesante da portare sulla coscienza.

Verranno fuori tradimenti, doppi giochi, false considerazioni d’amicizia e insospettabili vite segrete a tratti anche sgradevoli.

Insomma, come suggerisce Gabriel Garcia Marquez, “ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta”. Quella segreta, quando sale a galla, può trasformare il mare in pece.

Siamo veramente arrivati al punto in cui tutta la nostra vita è conservata in uno stupido cellulare? Forse per quella paura inconscia della solitudine, dettata da una buona dose di noia, utilizziamo continuamente lo smartphone e lo abbiamo messo al centro della nostra vita sociale. Ci permette di stare in contatto con persone lontane, di condividere dei pensieri immediatamente con qualcuno, o di giocherellare nelle sale d’attesa prima dell’appuntamento col dentista. Ciò però implica anche lo scrivere a chiunque, rompere continuamente le scatole, inviare foto implicanti, civettare e bullizzare nascondendoci dietro ad uno schermo grande poco più della nostra mano. Dov’è il limite(se c’è)?

Nel film tutto diventa il contrario di tutto. Una cena in progressione diviene l’occasione per mostrare se stessi, nudi e viscidi fino all’estremo.

Genovese centra pienamente l’argomento aggiungendo sempre più legna alla brace, curando e alimentando un fuoco sempre vivo che prende e brucia tutto dentro di noi. Perché è di tutti che si parla, non solo di Eva, Peppe, Cosimo, Lele, ecc..

Il cellulare è diventata la nostra “scatola nera”, così suggerisce il regista concimando in maniera perfetta un terreno fertilissimo e ancora selvaggio.

Scritto e diretto bene, interpretato ancora meglio, scorretto e scomodo come poche commedie, vale tutti i soldi del biglietto.

Ognuno dei personaggi, attraverso il gioco (ormai diventato massacro) verrà fuori e mostrerà quel “non detto” che trasformerà gli amici di una vita in PERFETTI SCONOSCIUTI.

 

di Luigi Colosimi