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Un bacio, l'ultima fatica di Cotroneo al cinema

Giovedì, 24 Marzo 2016 13:07

Uscirà il prossimo 31 marzo Un bacio, l'ultima fatica del regista napoletano Ivan Cotroneo. Radio Libera Tutti l'ha recensito in anteprima

Scrivere lunghe lettere a se stessa, immaginando che vengano dimenticate per poi essere rilette dopo venticinque anni, sembra essere l’antidoto di Blu, liceale annoiata e dotata di un grande talento letterario, al grigiore e al provincialismo di Udine. Mentre scappa via dalla biblioteca, dopo aver concluso le sue ore di punizione, è notata da Antonio, ragazzone ripetente e introverso (soprannominato “il minorato”) che tra un tiro al canestro e l’altro la guarda con occhi sognanti. Nel frattempo, con i Placebo nelle cuffie, fa il suo ingresso in città Lorenzo, sedicenne omosessuale, pronto per affrontare in un sol colpo una nuova casa, due nuovi genitori e una nuova scuola. Con un montaggio alternato e rapidi movimenti di macchina fotografati da Luca Bigazzi, Ivan Cotroneo ci presenta, fin dalle prime immagini, il trio di protagonisti della sua seconda opera cinematografica.

Gli intenti di Un bacio, nelle sale dal 31 marzo, sono pregevoli: i tre personaggi vivono tutti le conseguenze di un recente passato doloroso o ingombrante; la loro amicizia ha le carte in regola per scrivere le pagine di un tris di romanzi di formazione; la sfrenata esuberanza con la quale si distinguaranno dalla massa di coetanei preannuncia risvolti problematici e pericolosi. Tuttavia, il risultato si inquadra tra i canoni della fiction televisiva: fatta eccezione per pochi guizzi registici, la matassa della pellicola si dipana tra clichè, ridondanze, affreschi familiari inverosimili e un’imperante prevedibilità. Presentato come un film sul bullismo e sull’omofobia – la proiezione stampa era riservata anche a diverse classi di studenti romani – Un bacio è dichiaratamente una storia destinata ai ragazzi, pensata però anche per rassicurare gli adolescenti sul ruolo dei padri e delle madri. Vediamo sfilare sei genitori che, nonostante si sobbarchino un minutaggio notevolmente inferiore a quello di Blu, Antonio e Lorenzo, sono maggiormente caratterizzati e rappresentano, chi più e chi meno, la panacea alle sbandate dei propri figli. Comprensivi, amorevoli e, nonostante tutto, saggi. Siamo sicuri che il giovane pubblico di Cotroneo abbia bisogno di simili personaggi? Certamente, potranno contare sullo spunto di riflessione offerto dal buon finale, tutt’altro che roseo e ammiccante come invece appare il resto del film. Anche la prova d’attore premia le figure genitoriali, una su tutti quella interpretata da Thomas Trabacchi, che appare intenso, credibile e, nella scena del colloquio con la preside e la professoressa Messina, addirittura sorprendente. Meno bravi i ragazzi, tutti giovanissimi – due su tre sono esordienti – nonostante Valentina Romani, che vanta qualche significativa esperienza televisiva, comunichi adeguatamente, con naturalezza e impegno, i conflitti e le contraddizioni del ruolo affidatole. Il regista, come nel caso del precedente La kriptonite nella borsa, è anche co-sceneggiatore e ideatore del soggetto, dopo aver scritto l’omonimo racconto, edito da Bompiani. Autore televisivo di successo (L’ottavo nano, Parla con me), ha inoltre firmato importanti script, tra gli altri, per De Maria (Paz!) e Őzpetek (Mine vaganti). Da un talentuoso inventore di storie come Ivan Cotroneo, stavolta era lecito aspettarsi di più.

di Paolo Di Marcelli