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Cine'n'Eat: Liberazione e barbecue con "Porco Rosso"

Martedì, 26 Aprile 2016 11:30

Cine'n'eat - per quelli che hanno una relazione aperta con il proprio divano. La rubrica in cui vi suggeriamo cosa guardare e cosa mangiare mentre lo guardate. Oggi Miyazaki e Liberazione

Un film che ci è sembrato potesse raccogliere gli animi (sbronzi) post-25 Aprile, senza perdere l'appetito, ci è parso essere Porco rosso, famoso film d'animazione di Hayao Miyazaki. Tralasciamo, allora, tutte le - legittime - sviolinate e i plausi all'autore che, con i suoi paesaggi, i particolari sull'arte dell'aviazione e la scelta di disegni che sembrano "riprese" a tutti gli effetti, ci fa sempre sognare, senza per questo lasciarci evadere nella fantasia più "esonerante" (non crediamo sia l'esonero dalla realtà il senso della parola "liberazione").

A chi non l'avesse ancora visto, non spoileremo nulla: ci limiteremo a ragionare un attimo su plausibili ragioni per cui questo film colpisce e rimanda, come si è detto, al topic della LiberazionePorco Rosso (nome 'reale' Marco Pagot) è un bravissimo pilota della Regia Aeronautica, un tipo solitario e introverso a causa - si intuisce presto - di vicissitudini del passato. In linea teorica, quindi, ideal-tipo dell'uomo che, a parità di rilevanza dei due temi portanti (la politica e la società, da una parte, e la sua vita privata lacerata, dall'altra), "sceglie" - o è visceralmente portato a farlo - una vita ritirata. Neanche a dirlo, a fare da leitmotiv della narrazione è senz'altro l'irrompere, in questo suo stato di apparente quiete (per campare fa il mercenario), proprio delle due componenti della vita di un uomo: come si diceva, quella politico-sociale e quella sentimentale. Insomma, senza voler entrare troppo a fondo in un'analisi che andrebbe fatta tutti insieme dopo aver visto uno dei - non solo a nostro parere - capolavori di Miyazaki: è un viaggio di liberazione, il racconto di un uomo (un maiale, di fatto. "Perché?" è un interrogativo a cui ognuno risponderà per conto proprio) costretto a poco a poco a fare i conti con ciò che accade intorno a lui. Come dire "Homo sum, humani nihil a me alienum puto". E questo vale anche se sei un "porco". Per quest'ultima ragione - è nostra opinione - la citazione più rilevante è la sua: "Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale".
In fondo è sì un Porco, ma un Porco Rosso.

LA RICETTA

Costine di maiale al vino rosso
La ricetta non poteva essere che questa, e siamo sicuri che un Porco che si rispetti non si offenderebbe. Di carni rosse ne avrete viste nelle vostre recenti arrustute o sbraciolate che dir si voglia. Ma, fra il tempo non favorevole e questa festa bistrattata, avrete forse voglia di godervi delle sacrosante costine preparate da voi stessi, e senza che un'orda affamata ci si butti sopra l'istante in cui le posate sul piatto. Di seguito gli ingredienti che vi servono:
- costine di maiale, 750g
- vino rosso in cartone, 250ml
- pepe nero, preferibilmente in grani, mezzo cucchiaino
- concentrato di pomodoro, mezzo cucchiaio
- sale, q.b.
- salvia, qualche foglia
Disponete le vostre costine in una casseruola o in una padella dai bordi alti senza sovrapporle e fate rosolare per qualche minuto. Dopodichè aggiungete tutti gli altri ingredienti eccetto la salvia e cuocete a fuoco basso per trentacinque minuti. Dateci un'occhiata ogni tanto, però! Intanto potete prepararvi un accompagnamento, che sia di fagioli o verdure grigliate. Negli ultimi minuti di cottura aggiungete la salvia per insaporire.

di Toffee Cordaro e Mario D'Angelo