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Gueros, recensione e trailer

Martedì, 21 Giugno 2016 13:17

In arrivo nelle sale dal 23 giugno "Gueros" di Alonso Ruizpalacios, opera prima del regista messicano premiata alla Berlinale 2014. Recensione e trailer.

"Güeros" è ambientato a Città del Messico nel 1999, durante l’occupazione durata 10 mesi dell’Unam (Università nazionale autonoma del Messico). Gli studenti rivendicavano un’azione decisiva contro la politica liberista del governo federale decisa ad instaurare una quota d’iscrizione annuale. Tomás è un adolescente turbolento e la madre, non riuscendo a gestire la sua inquietudine, decide di spedirlo da Veracruz a Città del Messico dove il figlio maggiore studia. Federico condivide l’appartamento con Santos suo compagno di studi, entrambi "in sciopero contro lo sciopero" organizzato dai loro stessi compagni di studio. A casa del fratello, Tomás arriva con una musicassetta di Epigmenio Cruz, musicista geniale, autore di una canzone che, si dice, abbia fatto piangere Bob Dylan. Da un trafiletto di giornale i tre scoprono che il cantautore si trova in ospedale e decidono di andare a trovarlo per rendergli un ultimo omaggio. Oltre ai tre amici, ai quali successivamente si unisce Ana, la protagonista della pellicola è Città del Messico con le sue bellezze e contraddizioni, che li accompagna in un viaggio on the road attraverso le sue arterie popolate di gente di ogni tipo.

Güeros racconta la crudeltà del passaggio alla vita adulta. Intenso il rapporto che lega i due fratelli, l'incertezza di una vita che sta per affacciarsi all'età adulta, dove tutto concorre a dipingere l'ultimo rigurgito di fanciullezza prima della crescita, attraverso il ricordo del padre e la musica del loro idolo Epigmenio Cruz, che altro non è che un silenzio assoluto che avvolge gli interpreti, la caotica e rumorosa città e lo spettatore della pellicola stessa. 

Il film è girato in bianco e nero e nella prima parte il regista punta su paesaggi essenziali, con campi lunghi e dialoghi ironici, mentre nella seconda si trasforma in un road movie dove i riferimenti a Fellini e al cinema della Nouvelle Vague sono evidenti. Premiato nel 2014 con l'Orso d'Oro come migliore opera prima al Festival del Cinema di Berlino, il film ha riscosso consensi anche al Tribeca Film Festival dove ha vinto il Gran Premio della Giuria.

Attenzione a due particolari: durante il girato il regista non ha tagliato una scena dove una comparsa lo critica apertamente, mentre in un'altra sequenza si vede, per pochi secondi, un ragazzo che usa un telefonino con touch screen, siamo però nel 1999.

di Maria Russo