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Dragon Blade, recensione e trailer

Martedì, 28 Giugno 2016 15:33

Esce il 30 giugno Dragon Blade, colossal cinese con Jackie Chan (anche produttore) e le star hollywoodiane John Cusack e Adrien Brody. Un film epico nelle intenzioni che sconfina in un comedy-action pacifista per ragazzi.

Non è facile presentare con serietà Dragon Blade, costosa produzione asiatica che mette insieme la star di Hong Kong Jackie Chan, l’imbolsito John Cusack e (a sorpresa) il premio Oscar Adrien Brody. Ciò che induce al sorriso è il percorso di progressiva consapevolezza che si fa strada nello spettatore circa l’anima del film, da una parte, e la sua natura produttiva, dall’altra.

Durante la prima mezz’ora, l’opera di Daniel Lee sembra uno dei tanti action movie con Jackie Chan tutto botte e risate, con la differenza che in quest’occasione il nostro è il guardiano della Via della Seta che fa di tutto per evitare l’uso della violenza e tenere uniti i popoli della Cina. Emergono subito temi quali la fratellanza, l’importanza della diplomazia e il pacifismo i quali, nonostante tutta la retorica del caso, appaiono tutto sommato innocui e nulla ancora rivelano di una storia che si preannuncia, a giudicare dalle scenografie e dai costumi, almeno visivamente elettrizzante.

Poi arriva John Cusack. E da come recita si capisce quanto abbia creduto nel progetto. È un generale romano in esilio con un manipolo di soldati fedeli che, pare, fino a quel momento abbia conquistato tutto ciò che ha incontrato. Sta per dichiarare guerra a Huo An (Chan) quando un’improvvisa tempesta di sabbia lo costringe a scendere a patti col nemico e a trovare rifugio nella città da assediare. In seguito a un accordo con la popolazione locale, Lucio e Huo An diventeranno ottimi amici. Siamo dalle parti di dialoghi talmente edulcorati e banali che tra gli invitati all’anteprima stampa comincia a serpeggiare qualche timida risata.

Lucio Fugge dall’imperatore Tiberio, che ha accecato il console bambino Publio, originariamente destinato al trono. E quindi, eccolo. Interpretato da un Adrien Brody comunque sottotono ma di gran lunga il migliore, Tiberio fa il suo ingresso in scena con un grande esercito al seguito, dichiarando di voler impadronirsi del controllo della Via della Seta. Cominciano le baruffe, Huo An si distinge grazie alla sua tecnica di combattimento coreografica e quasi comica e giunge il momento in cui Dragon Blade sforna le proprie scene madri. Ma proprio nei punti in cui il film avrebbe dovuto liberare tutta l’epica delle premesse, ecco che gli effetti speciali anni Ottanta, i dialoghi imbarazzanti e le interpretazioni visibilmente svogliate scatenano le risate più divertite e fragorose in sala.

Osserviamo, dunque, un’idea di cinema mainstream che risulterà indigeribile anche per il pubblico meno attento, farcita da clichè e ridondanze che faranno presto dimenticare quest’opera ambiziosa  e forse anche originale nelle intenzioni, ma che risulta infine scontata e, per lunghe sequenze, addirittura fastidiosa. Resta, forse, il sopracitato fascino di costumi e scenografie, magrissima consolazione per un film che non ha nulla a che vedere con le ottime produzioni cinesi d’autore, seppur più modeste, che di tanto in tanto arrivano sui nostri schermi.

Paolo Di Marcelli