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Festa del Cinema di Roma 2016: ecco Captain Fantastic, il vincitore

Domenica, 23 Ottobre 2016 12:57

Presentato nella sezione Alice nella Cittá, Captain Fantastic di Matt Ross ha vinto il premio del pubblico BNL dell’undicesima Festa del Cinema di Roma. Vittoria importante e meritata.

Il film che ci ha convinto di più. Una storia originale, tanto nelle premesse quanto nello sviluppo, dal ritmo incessante e capace di far ridere e commuovere, talvolta nella stessa scena. Presentando una visione della vita e, di conseguenza, dell’insegnamento di smagliante attualità, Captain Fantastic avrebbe potuto raccontare anche il contrario delle idee del suo audace protagonista (un Viggo Mortensen in piena simbiosi col personaggio, autorevole e carismatico): forse non avremmo avuto il capolavoro di cui stiamo parlando, ma il senso dell’opera sarebbe stato lo stesso. Nelle sale italiane dal prossimo 15 dicembre.

Ben Cash si è preso un anno sabbatico per scrivere un libro sull’insegnamento. L’ispirazione la trova praticamente in ogni momento, dato che sta allevando i suoi sei figli contravvenendo ad ogni consuetudine conosciuta. Vivono tutti nella foresta, si procurano il cibo cacciando, si allenano duramente, conoscono sei lingue, sanno suonare ma soprattutto possiedono una grande biblioteca cui attingono quotidianamente. Niente scuola: solo – e non è poco – le lezioni del loro coltissimo papà, che adorano. Il viaggio per il funerale della madre sarà la prima grande occasione per confrontarsi col mondo reale.

Matt Ross svela lentamente, fino al punto di svolta che muta una pellicola fino a quel momento generalmente festosa in un discorso maturo e necessario, quale sia il tema sul quale concentrarsi. Il modello pedagogico di Ben attiene più all’utopia che a una scuola illuminata, tuttavia siamo certi, per buona parte della storia, che tale microcosmo capace di ambire alla perfezione di anima e corpo, una sorta di idillio tra Cartesio e Rousseau, sia davvero la panacea alle insensate incongruenze della realtà che viviamo. Il merito di questa ingenua empatia consiste nell’abilità drammaturgica del regista, che riesce a condurre una commedia (sempre nella prima parte) arguta ma soprattutto irresistibilmente divertente, talmente ben congegnata che la teoria che la sostiene diventa non solo credibile, ma senza dubbio condivisibile.

La fiducia tra il pubblico e Ben si incrina quando, casualmente e con impatto improvviso, i nodi vengono inesorabilmente al pettine. Da lì in poi, la pellicola cambia passo e stile, i cattivi smettono di esserlo ed improvvisamente si colorano di sfumature, ma soprattutto il personaggio di Viggo Mortensen scende dal palcoscenico per condividere coi propri cari (e con noi) la forza detonante del dubbio. Non più come Captain Fantastic bensì come un uomo di nuovo alla ricerca della soluzione migliore. 

È in questo switch di registro e tono che il film mostra tutta la sua forza simbolica. Dopo aver convinto lo spettatore che il rifiuto della società e un’educazione d’avanguardia rappresentano la formazione ideale dei nostri figli, ecco che Captain Fantastic diventa un’opera sul crollo delle certezze e sugli errori bellissimi che possiamo commettere, in particolare quelli che coinvolgono le persone che amiamo. In questo senso, le idee di Ben non sono altro che un pretesto per raccontare la pericolosa meraviglia di insegnare a stare al mondo.

di Paolo Di Marcelli