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Rassegna cinematografica: Immagine Irrequieta

Mercoledì, 16 Novembre 2016 13:52

L’evento, tenutosi dall’11 al 13 novembre all’interno della cineteca di Bologna, ha mostrato le atmosfere, le realtà e le inquietudini verificatesi dopo la Primavera araba del 2011.

Un viaggio all’interno di Siria, Egitto e Palestina, alla ricerca di un’identità politica e sociale da molto negata ai popoli del Medio Oriente. Sentiamo parlare spesso di guerre e rivolte in questi territori, senza però comprendere fino alla fine la cruda verità che scatena questi conflitti, e soprattutto le condizioni di vita dei cittadini innocenti, costretti a vivere in un regime di terrore, privati della loro dignità.

Syria Trilogy” di Ammar Al Beik traccia un ritratto attuale della situazione sociale siriana. “Haunted” di Liwaa Yazji, da cui è tratta l’immagine di copertina, affronta la psicologia e i sentimenti di persone perseguitate dall’idea di fuggire dal proprio paese a causa dello stato di guerra, ma perseguitate a loro volta dal ricordo della loro patria, una volta uscite; la loro casa dilaniata dal potere. La rosa continua con Avo Kaprealian, in concorso al 34° Torino Film Festival, Sarah Fattahi, Kamal Aljafari e la coppia Jasmin Metwaly e Philip Rizk, attivisti egiziani con la loro pellicola “Out on the Street”.

Durante l’incontro con i registi sono stati approfonditi i temi del collettivismo, e del cinema documentarista come testimonianza scritta non solo da parte dei vincitori, ma anche dai vinti.

La visione delle immagini crude, catturate dalle macchine da presa, instaura un rapporto che appare “sexy” agli occhi dei produttori cinematografici, i quali sono attratti dalla situazione politica medio-orientale. Tutti i registi vivono all’estero, soprattutto a Berlino e a Vienna, poiché è ovviamente pericolosissimo tornare o vivere nella loro patria natia, in particolare in Siria e Palestina. Una legge siriana infatti, prevede la pena capitale per chiunque filmi il territorio in periodo di guerra.

Una rassegna che non solo ha permesso di mostrare al pubblico diversi punti di vista su un tema scottante quale il mondo arabo post-2011, ma ha inoltre valorizzato la forza espressiva ed etica del film inteso come documentario. 

Una narrazione per immagini che sarà tramandata per generazioni. Il tempo dell’archivio storico cede il passo ad una scelta etica ed artistica mirata all’estetica del contenuto. Non solo il dolore insopportabile distrugge le vite di innocenti, ma la volontà di rinascere dovrebbe essere un diritto, invece è inevitabilmente ostacolata.

E’ qui che il documentario attacca, mostrando la realtà dei fatti, spaventando il mondo intero e turbando le convinzioni popolari. Un'immagine irrequieta, sfocata, che lascia intravedere una speranza lontana.

Haunted di Liwaa Yazji: il trailer

The Sun’s Incubator di Ammar Al Beik: corto

Coma di Sarah Fattahi: il trailer

Out on the street di Jasmin Metwaly con Philip Rizk: il trailer

di Leonardo Venturi