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Mademoiselle di Park Chan-Wook, la recensione

Lunedì, 29 Luglio 2019 14:46

Nelle sequenze di apertura del nuovo film di Park Chan-Wook ( "Mr Vendetta "Oldboy", "Lady Vendetta" , "Thirst", "Stoker") si "introduce" la dimora in cui si svolge tutta la vicenda, una villa in un bizzarro stile "inglese giapponese".

- Nemmeno in Giappone puoi trovare una casa che combini stili occidentali e giapponesi . Riflette l'amministrazione del maestro Kozuki per il Giappone e l'Inghilterra. -
La casa è in realtà uno scenario e al tempo stesso un personaggio ,  non il meno importante,  ed anche un'immagine pregnante, iconologica si potrebbe dire, del film.
Come la casa " Mademoiselle" è un ibrido, un "métissage" di stili a partire dalla sua fonte , il mystery inglese " Ladra" di Sarah Waters  adattato e ambientato nella Corea coloniale degli anni ' 30. 
"Mademoiselle" è un thriller dalle atmosfere britanniche,  popolato da misteriose presenze orientali , con tinte di  erotismo sofisticato.
Così come è una combinazione di stili, il film è  una composizione fatta di sguardi. 
La prima parte viene costruita sul punto di vista della giovane dama di compagnia Sookee (Kim Tae-ri ai suoi esordi) e accompagnata dalla sua voce narrante off. È attraverso i suoi occhi che vediamo le bizzarie della casa, gli eclettismi della sua architettura,  gli insoliti rituali che ne regolano la vita e la bellissima Lady Hideko ( "Right Now, Wrong Then" ) che ne è signora e al tempo stesso reclusa.
Nella seconda parte il punto di vista è quello di Lady Hideko, la realtà visita precedentemente muta radicalmente  di significazione,  il racconto viene ribaltato. 
La realtà di "Mademoiselle" è effimera, tutto è fluido e pronto ad assumere senso solo nella misura in cui è guardato da qualcuno. 
Il film stesso è "un gioco di sguardi, in cui qualcuno guarda qualcuno, o ignora qualcuno o sospetta lo sguardo di un altro" ci avverte il regista stesso in un'intervista. Così il ribaltamento del punto di vista era già stato preannunciato da tutto il complesso rifrangersi di sguardi di ogni  sequenza, e il mutamento di significazione dal continuo scambio di vestiti e di  ruoli che signora e cameriera sembra facciano solo per divertimento. 
Se décor e intreccio sono in simbiosi, così anche la fotografia del film è una ibridazione di tecniche in cui si combinano l'obiettivo anamorfico d'antan e la fotocamera digitale e con i suoi complessi movimenti di camera rende l'oggettualita' liquida, cangiante e mutevole della realtà visiva. 
In "Mademoiselle" tutto si tiene: regia, fotografia, scenografia, recitazione e trama si correlano,  in un gioco di specchi, la natura fluida ed effimera della realtà.

Di Marco Minutillo.