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"Obiettivo Palestina": la fotografia racconta precarietà e umanità

Giovedì, 02 Febbraio 2017 17:44

Vivere l'emozione di una terra tempestata da anni di conflitto ma che mantiene un alto senso di umanità e di accoglienza: questo racconta il libro fotografico di Federico Palmieri, "Obiettivo Palestina", che riporta le immagini di un territorio incongruo ma stupendo.



Raccontare una terra divisa non è facile. Una terra fatta di uomini separati da lunghe diatribe, che si escludono, si evitano e a volte si combattono. La Palestina non è un argomento semplice da affrontare: un territorio conteso tra israeliani e palestinesi, tra ebrei e musulmani, nel quale nessuno sembrerebbe riuscire a riportare la pace. Federico Palmieri ha visitato quei luoghi, li ha fotografati e poi raccontati, mostrandoci il lato che molto spesso evitiamo o cerchiamo di non vedere della Palestina.

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"Cristallizzare emozioni all'interno delle fotografie": questo è il tema che scorre all'interno di "Obiettivo Palestina", edito da "Graffiti". Sfogliando il libro, si nota subito che è il simbolo a predominare. Palmieri non ha fotografato la guerra, ma quello che la popolazione palestinese pensa della guerra. Un murales, un graffito, un lavoro: qualsiasi cosa ci riporta alla mente la condizione di un popolo che è estraneo a casa propria.

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"Non ci sono estranei, ma solo amici che non abbiamo mai conosciuto" dice Federico Palmieri durante la presentazione del libro. "Visitando questi luoghi ho capito che se ti manca tutto nella vita, non ti abbandona mai il senso di umanità, che forse noi abbiamo perso".
Ci sono anche delle emozioni particolari legate ai momenti vissuti durante questo reportage. Sicuramente, ci racconta Palmieri, il momento della preghiera, annunciata dal muezzin al tramonto, che diventa quasi un coro cantato da tutti, con lo sfondo delle luci rosse del sole che cala. Oppure lo stesso paesaggio della Palestina ha fatto risaltare attimi importanti della storia di quella terra, che poi Palmieri ha trasformato in foto: semplici distese di fichi d'India in quel territorio assumono un valore speciale. Queste piante, infatti, venivano usate per suddividere i campi dei palestinesi, usanza che con la guerra è andata persa, e la parola fico d'India in arabo vuol dire "pazienza e tenacia", le stesse virtù insite in questa popolazione.

COPERTINA PALESTINA PALMIERI


Infine, i bambini, sorridenti, del campo profughi di Betlemme. "I bambini erano gioiosi, con una gran voglia di normalità e umanità" ricorda Palmieri. I lati negativi di questa terra riguardano la divisione: torri e cupole non spiccano più se confrontate con i muri che in ogni dove suddividono le varie zone delle città palestinesi. Israeliani e palestinesi si escludono a vicenda ma anche gli stessi palestinesi possono rimanere vittime di questi muri, che a volte impediscono gli incontri anche tra gli stessi arabi.

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C'è una soluzione a questa situazione? Secondo Palmieri "anche se nascesse lo Stato palestinese ci troveremmo di fronte a un territorio spezzettato". Non è tutto semplice come si pensa ma una cosa è certa: "Come diceva Martin Luther King" conclude Palmieri, "la nostra vita inizia a finire quando smettiamo di parlare delle cose che contano" e questo libro sicuramente non lo permette.

Sull'autore

Federico Palmieri è nato nel 1972 a Roma. Consigliere parlamentare della Camera dei Deputati, coltiva nel tempo libero le sue passioni per la fotografia, per i viaggi di scoperta, per la storia di popoli e di culture. Ha pubblicato nel 2010 il saggio "Il federalismo fiscale".

Maurizio Costa