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“Appartamento a tre”: caleidoscopio di personalità

Domenica, 04 Febbraio 2018 11:48

Lo spettacolo in scena al Teatro Fonderia delle Arti fornisce uno spaccato sulla vita di tre coinquilini in un appartamento nella New York degli anni 70

Tre persone. Un appartamento.

La tentazione di spiare ha sempre solleticato la fantasia dell’uomo: quante volte si dice “vorrei essere una mosca per vedere cosa capita lì dentro”? Sarebbe bello poterlo fare, spiare le personalità che vivono nell’appartamento di fronte al nostro, carpire i loro segreti, le loro manie e le loro ossessioni.

Appartamento a tre” è proprio questo: buttiamo giù una parete di questa abitazione e mettiamoci a spiare e a capire chi sono questi tre coinquilini, un po’ stralunati, ma allo stesso tempo affiatati.

Troviamo Alex, impersonato da Andrea Rettagliati, critico cinematografico che non può stare lontano dai suoi farmaci e dai suoi ansiolitici; Alessandra Mancianti sarà invece Pamela (e mi raccomando, chiamatela Pàmela), un’attrice alle prime armi che però sente già che sfonderà nel mondo dello spettacolo; infine, Judith (Valeria Zazzaretta) ha sempre la testa tra le nuvole, appassionata di cartomanzia e oroscopi.

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Un caleidoscopio di personalità, dunque, che possiamo spiare in ogni loro sfaccettatura. Sebbene molto diversi, questi tre coinquilini trovano alcuni punti di contatto tra loro, lati delle loro personalità che si toccheranno come a risalire le sponde di un fiume, sempre lontane, ma che alla fonte combaciano per dar vita al fluire dell’acqua.

Per permettere questo caleidoscopio, i tre in scena saranno bravissimi a far emergere ogni sfumatura di pensiero e di personalità del loro carattere, portando il pubblico a conoscerli come se stesse lì, a spiarli alla finestra, da una vita.

L’arrivo di Megan (Simona Epifani) sconvolgerà la situazione iniziale, mentre il vicino della porta accanto, Sam (Paolo Di Gialluca), farà da collante per il prosieguo della vicenda.

“Questo testo nasce quasi venticinque anni fa” ci dice il regista Stefano Santerini, che ha anche scritto la commedia, “ed è stato rappresentato in varie regioni d’Italia. Nasce dalla mia passione sfrenata della commedia americana e anche di tutto lo sviluppo televisivo di questo genere”. “Da quando ho scritto la commedia sono cambiate molte cose” continua Santerini “ho riscritto alcune parti. Il mio obiettivo, che penso di aver raggiunto, è stato quello di fare cinema a teatro: la gente durante lo spettacolo parla, come se stesse al cinema, ed è quello che volevamo”.

Maurizio Costa