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“Scannasurice”: una crepa nell’anima

Domenica, 04 Marzo 2018 10:14

Il monologo di Enzo Moscato, interpretato da Imma Villa, racconta una storia di miti, memorie e cultura napoletani immersi nello scenario del post terremoto del 1980

Il terremoto non è solo una catastrofe naturale.

Il terremoto crepa, distrugge e rade al suolo non solo i palazzi e le strutture di una città, ma anche l’anima. Le persone che sopravvivono a un evento del genere si ritrovano in un mondo non loro, costrette a coabitare in una situazione di totale disagio con altri uomini. E anche con i topi.

Sì, perché i topi, dopo uno sconvolgente terremoto, si uniscono agli umani e, come se avessero stipulato un contratto non scritto, vi abitano assieme, condividendo una casa e il cibo di tutti i giorni. L’uomo, dal canto suo, non respingerà con tutte le forze la bestia che prima odiavja, ma ci sopravvivrà insieme, avendo cose più importanti a cui pensare.

Scannasurice” è un monologo che racconta la storia di un femminiello dei quartieri Spagnoli di Napoli, che vive in una stamberga che, non contenta della sua condizione di casa diroccata e maleodorante, è anche crepata e mezza distrutta dal terremoto che nel 1980 causò quasi 3mila morti. Queste quattro mura ospitano anche una folta schiera di topi che a tratti disturbano e fanno compagnia al personaggio.

Scannasurice 2

I lunghi squarci che costellano l’abitazione del protagonista rappresentano metaforicamente anche le crepe che si sono formate in lui, causate non dal disastro del terremoto, ma da una vita difficile, vissuta ai margini della società, tra prostituzione e povertà.

Come i raggi della luna riescono a entrare tra le mura della stamberga del femminiello, lo spettatore scruterà all’interno del protagonista, che, come in un gioco delle parti, al tempo stesso mostrerà la vuotezza della sua anima.

Imma Villa, nei panni del protagonista, compie un viaggio anche all’interno delle superstizioni, della moralità e delle filastrocche che compongono e arricchiscono la cultura napoletana, con un dialetto che culla lo spettatore e lo porta in una dimensione parallela, dove il 1980 sembra il Rinascimento italiano, e viceversa.

Il pessimismo che accompagna tutta la vicenda si concretizza nel rapporto tra uomini e topi: due popolazioni che alla fine si incontrano e convivono, sebbene i secondi siano un vero e proprio popolo ma senza una bandiera che li rappresenti (forse proprio come gli umani).

Scannasurice” sarà in scena domenica 4 marzo 2018 alle ore 18 al Teatro del Lido di Ostia.

Maurizio Costa