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Prigionie (In)Visibili : Il teatro di Samuel Beckett si mette in mostra

Sabato, 23 Novembre 2013 19:05

“Prigionie (in)visibili” è il titolo della mostra allestita in omaggio al grande drammaturgo irlandese Samuel Beckett alla Casa dei Teatri di Roma. Protagoniste le messe in scena più particolari dei testi di Beckett, dalle rappresentazioni nelle carceri alla performance realizzata nel 2011 appena fuori la zona di evacuazione di Fukushima.

Quando entrate nella prima stanza della mostra “Prigionir (in)visibili”, alzate gli occhi e vi renderete conto che siete circondati dal filo spinato: eccovi subito immersi nella dimensione che il curatore della mostra Yosuke Taki ha voluto ricreare per questo percorso museale su Samuel Beckett. Se l'opera di Beckett può essere riassunta come “il racconto di un'umanità inconsapevolmente imprigionata”, infatti, chi meglio dei carcerati poteva comprendere il vero senso di quei testi teatrali? A pochi mesi dalla prima mondiale di Aspettando Godot, di cui quest'anno cade il sessantesimo anniversario, seguiva la messa in scena dello spettacolo in un carcere tedesco. Da allora il testo di Beckett è stato utilizzato per molti seminari teatrali per i detenuti, eseguiti spesso da artisti noti come Gianfranco Pedullà.

Se verso la fine dei suoi anni Beckett si ritira sempre di più in una visione astratta del mondo, fatta di personaggi senza connotazioni individuali e di spazi teatrali spogli, anche la mostra prosegue sviluppando via via una vena sempre più ermetica: alle fotografie ed interviste video della prima sala si sostituiscono modellini e installazioni scenografiche. Il percorso della mostra parte dunque dai primordi delle prime rappresentazioni negli anni 50, per arrivare anche oltre gli anni 90, nel nostro contemporaneo, con le rappresentazioni di Aspettando Godot durante l'assedio di Sarajevo (1993), oppure per gli sfollati dell'uragano Katrina e per i manifestanti del movimento “Occupy Wall Street”, a testimonianza del ritorno ad una messa in scena del testo meno legata al teatro dell'assurdo e più ancorata ai problemi sociali di oggi. Non a caso, il gruppo teatrale di Yuta Hagiwara, Kamome Machine, ha scelto di mettere in scena nel 2011 una performance basata proprio su Aspettando Godot, appena fuori la zona rossa della centrale nucleare di Fukushima (la versione ridotta della performance durata circa quaranta minuti è disponibile su youtube). In ogni caso, è la riprova che, da sessant'anni a oggi, i testi di Beckett monopolizzano non solo l'orizzonte creativo della tradizione e della sperimentazione teatrale, ma anche l'immaginario popolare.

“Prigionie (in)visibili” resterà a Roma fino al 26 gennaio 2014. L'ingresso è gratuito, perciò se avete voglia di fare due passi a Villa Pamphili considerate l'idea di allungarvi alla Casa dei Teatri. La mostra è aperta dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 17.

Si ringrazia Tommaso Del Signore per la gentile concessione della foto della mostra.