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Dark Souls 3 – La recensione

Lunedì, 29 Gennaio 2018 20:21

Appena un paio di settimane fa è arrivata, in esclusiva dal Nintendo Direct Mini, una delle prime grandi notizie del 2018: Dark Souls verrà rimasterizzato per console di nuova generazione, e verrà rilasciato per Playstation 4, Xbox One e anche Nintendo Switch!

La veste grafica del gioco verrà abbellita, le performance migliorate, e abbiamo già anche una data d’uscita: 25 Maggio 2018!

Una notizia che i fan della serie attendevano da tempo, anche se i più nostalgici speravano forse in un remake del primissimo titolo per PS3 che ha segnato l’inizio di tutto: il rivoluzionario Demon’s Souls.

C’è comunque da aspettarsi un ottimo lavoro da parte di From Software, e l’approdo di Dark Souls su Nintendo Switch segnerebbe anche il primo titolo Souls portatile mai creato.

Nell’attesa, non ci resta che rigiocare i vecchi titoli per non arrugginirci. A proposito di questo, com’era andata l’ultima volta…?

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Dark Souls 3

Con la sua incessante crescita, l'industria videoludica ha presentato gradualmente una capillarità sempre più estesa e ramificata. L'inclusione di un target più ampio, ha causato nelle software house una particolare attenzione all'accessibilità dei giochi: questi dovevano essere pensati in modo da permettere a tutti di giocare, anche ai meno esperti, per permettere ovviamente al titolo di vendere di più.

Nell'epoca dell'accessibilità, tuttavia, ci sono ancora sviluppatori che tendono a creare piccole gemme che non tutti sono in grado di apprezzare, sia a causa del loro design particolare che della loro richiesta di impegno, sia di tempo che di abilità.

Dark Souls III è il terzo ed ultimo capitolo della fortunata saga RPG dark fantasy, sviluppata dagli abili e creativi (come hanno certamente dimostrato negli ultimi anni) From Software di Hidetaka Miyazaki.

Il forte carattere e l'eccezionale design che hanno caratterizzato i due capitoli precedenti, oltre all'innovativo titolo d'origine Demon's Souls, hanno contribuito a consolidare negli anni una fanbase estremamente affezionata, che ha fatto di Dark Souls un vero e proprio classico del gaming moderno.

E' lecito aspettarsi un finale col botto.

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Nato dalla Cenere

Personalizzato e confermato il personaggio che decideremo di utilizzare, partirà il video d'introduzione al gioco. Fiamme, fumo, cenere, cavalieri ardenti si susseguono con in sottofondo la voce di un personaggio sconosciuto... è tutto così apparentemente vago, sottile, ma ricoperto di un affascinante velo di mistero. I fan della saga saranno certamente abituati a questo tipo di narrazione, mentre per tutti i nuovi arrivati questo è il solito biglietto di benvenuto a Dark Souls: "Non hai capito niente? Affari tuoi, se avrai voglia lo scoprirai. Intanto gioca."

Ci svegliamo in un cimitero, sotto forma di "non morti" (ovvero senza il potere della "brace", ma di questo parlerò più avanti). Qui potremo prendere confidenza fin da subito con i controlli affrontando qualche semplice nemico. E' tutto molto simile a Dark Souls 2, ad eccezione dei "Punti Abilità", la barra blu sotto quella della vita, che permetterà di scagliare magie e di eseguire particolari mosse con le armi.

A poca distanza dal punto iniziale troveremo il nostro primo Falò, ovvero il primo checkpoint del gioco. Dai falò, come in Dark Souls 2, si può viaggiare velocemente verso altri falò precedentemente accesi, rappresentando un ottimo elemento ausiliario per il backtracking, e potremo anche riempire le nostre fiaschette Estus. Queste fiaschette, come molti di voi sicuramente sapranno già, sono il principale oggetto curativo del gioco: permettono di recuperare salute, possono essere potenziate con specifici oggetti e si riempiono automaticamete raggiungendo i falò. A differenza di Dark Souls 2, però, stavolta avremo anche una fiaschetta d’Estus “cinereo”, che ha la caratteristica di rigenerare punti abilità anziché la salute.

Appena qualche passo dopo, facendoci spazio tra qualche nemico di basso rango, avremo a che fare con il primissimo boss dell’avventura: Gundyr, il giudice. Una battaglia sicuramente non troppo impegnativa, ma che mette subito in guardia il giocatore che qui non si scherza: Gundyr picchia duro, e a metà energia si trasformerà in qualcosa di… addirittura più intimorente.

Una volta sconfitto il boss, apparirà la scritta “Brace ripristinata” e noteremo che la nostra barra della salute sarà aumentata. Diventa quindi subito evidente che la Brace, in questo Dark Souls, rappresenta la nostra vitalità, che ci permette di giocare a piena potenza. Una volta morti, perderemo la brace, e potremo recuperarla solo in due modi: o utilizzando l’oggetto “Brace”, oppure, come si è visto, sconfiggendo un boss.

Insomma, terminata la battaglia e recuperata la “Spada a Spirale” potremo infine procedere nel luogo più importante del prologo e, probabilmente, dell’intero gioco.

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L’Altare del Vincolo

L’Altare del Vincolo rappresenterà fondamentalmente il nostro HUB, ovvero il luogo in cui potremo tornare per salire di livello, comprare oggetti, potenziare armi, eccetera. Qui faremo la conoscenza della Guardiana del Fuoco, principale alleata nella storia e unico personaggio in grado di potenziare le nostre statistiche spendendo le anime raccolte.

Oltre alla Guardiana, gli altri due NPC “fissi” che troveremo all’interno dell’Altare sono l’Ancella del Santuario, una donna incappucciata che vende vari oggetti e che amplierà la propria merce in cambio di “Ceneri” particolari, e Andre il Fabbro, che oltre a vendere armi e equipaggiamento permetterà di potenziare le armi stesse, infonderle con degli elementi e anche di potenziare le fiaschette Estus offrendogli dei frammenti in cambio.

Un’altra funzionalità molto interessante di Andre è che permette di “bilanciare” il numero di fiaschette Estus rosse/blu che abbiamo, ovvero possiamo scegliere, del numero totale di fiaschette che disponiamo, quante recupereranno salute e quante i punti abilità: un’aggiunta molto utile che permette una maggior flessibilità nella scelta dello stile di gioco. Un giocatore che prediligerà un approccio più “magico” e a distanza preferirà sicuramente disporre di qualche fiaschetta blu, mentre uno meno strategico e più aggressivo nello stile di gioco (come me) sarà libero di portarsi dietro esclusivamente fiaschette rosse.

All’interno dell’altare faranno la loro comparsa numerosi altri NPC, ma la loro presenza non sarà fissa e in ogni modo sarà indissolubilmente legata al nostro progresso nella storia principale.

Inserendo al centro dell’altare la Spada a Spirale estratta dal corpo di Gundyr poco prima, potremo accendere il falò dell’altare. Da qui, potremo viaggiare direttamente verso le Mura del Castello di Lothric, e, a preparativi ultimati, dare finalmente inizio alla nostra vera avventura.

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Vincola il Fuoco

La storia a cui ruotano attorno gli avvenimenti “di base” di Dark Souls 3, seppur raccontata come al solito in maniera totalmente indiretta e incredibilmente criptica, è in realtà relativamente semplice: la Prima Fiamma sta per spegnersi e l’Era di Fuoco sta per terminare. Affinché il ciclo continui, come è sempre stato, deve essere ravvivata attraverso il sacrificio di un campione, ma il Principe Lothric, colui che aveva il compito di vincolarla, ha invece scelto di lasciarla spegnere per far sprofondare il mondo nell’Era Oscura. Per questo, la maledizione dei non morti torna a piagare il regno di Lothric, e i rintocchi della campana riportano alla vita l’ultima speranza per il pianeta: i Signori dei Tizzoni, eroi che hanno già sacrificato la propria anima per ravvivare la fiamma, nel tentativo di ripetere nuovamente il ciclo. Tuttavia, nell’Altare del Vincolo solo uno dei Signori dei Tizzoni è seduto sul proprio trono. E sarà proprio questo il nostro compito: noi siamo la “Fiamma Sopita”, il prescelto che dovrà riportare i Signori sui rispettivi troni per raccoglierne le anime, e unirle per vincolare così, di nuovo, la Prima Fiamma.

Detto questo, inutile che io stia a ripetere nel dettaglio ciò che ormai è diventato un tratto distintivo dei giochi From Software: la trama di cui sopra non è certo raccontata con la massima chiarezza, anzi, in un certo senso non viene raccontata affatto. Per comprenderla, bisognerà cercare sullo scenario di ogni ambiente, parlare con ogni personaggio presente nella storia, leggere le descrizioni di ogni oggetto che troveremo sul nostro percorso… uno stile narrativo che premia la curiosità, e trasforma ogni piccolo passo avanti in una scoperta di cui fare tesoro.

C’è a chi piace e a chi no, qui si entra nella più totale soggettività. Io lo trovo senz’altro un metodo innovativo e intelligente per stimolare l’interesse del giocatore, per non porlo davanti al solito gioco di ruolo fantasy, ma per donargli un mistero da risolvere. Una delle idee più geniali, se vogliamo, per la narrativa videoludica da molti anni a questa parte.

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Dalla padella alla Brace

Finiti i preparativi, siamo finalmente pronti per avventurarci nella prima “zona” del gioco: le Mura del Castello di Lothric. E fin da subito, la preziosità di un titolo come Dark Souls 3 viene a galla.

Nessuna mappa, nessun obiettivo da puntare, solo farsi strada alla ricerca di qualcosa di nuovo, per imparare di più sul mondo che ci circonda, e per dare un senso al nostro viaggio.

Il level design di questo Dark Souls è più ispirato che mai. Le numerose ramificazioni dei “Dungeon” li porta a dare un senso di libertà di esplorazione quasi totale, anche se la percezione della loro dimensione è molto più grande della loro grandezza effettiva.

Una grandissima varietà di ambienti contribuisce a rendere la storia dinamica, mai ridondante visivamente. Selve, paludi, castelli, distese innevate si susseguono ritmicamente, senza portare mai a saturazione la fame di scenari epici ma al contempo vividi, originali.

Oltre alle banali “pippe tecniche” (mi si passi il termine, per cortesia), anche se dal punto di vista del puro gameplay questo Dark Souls non si scosta troppo dall’installazione precedente, il combattimento sia contro i boss che contro i nemici comuni risulta molto più emozionante, grazie a una accentuata dinamicità nelle azioni di base (ad esempio, la fiaschetta Estus può essere usata quasi istantaneamente) e a una “regia” della telecamera molto più intelligente, che dona all’azione una vena cinematografica di grande effetto in certe situazioni.

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Sei Morto

Non importa quando abbiate iniziato a giocare.

Non importa quale genere di gioco prediligiate.

Non importa quanto seguiate le notizie sul mondo videoludico o frequentiate forum di videogiochi.

Sono praticamente certo che ognuno di voi avrà sentito, almeno una volta, la frase “Questo gioco è come Dark Souls”.

Il culto di Dark Souls lo ha portato ad avere una nomea assolutamente infame: nell’epoca dei videogiochi contemporanei rappresenta l’emblema del gioco difficile per eccellenza, quello che puoi finire solo se sei particolarmente bravo o particolarmente nerd.

La sua fama lo ha portato a ispirare numerosi altri giochi (Nioh, giusto per fare un esempio), che risultano in effetti davvero simili nella struttura di gioco, ma l’ignoranza del popolo di internet mista alla eccessiva semplificazione dei fatti (perché, diciamocelo, è più semplice per tutti dire che Dark Souls “è difficile” piuttosto che informarsi e scoprire come realmente è), ha posizionato questa serie nell’Olimpo dei giochi più impietosi mai creati.

È ora di fare un po’ di chiarezza.

Dark Souls non è un gioco facile, questo è sicuro. È un gioco molto impegnativo, nel senso che richiede una grande dose di pazienza e di attenzione. Per sconfiggere un nemico (anche i più semplici) è necessario capirne il moveset e studiare i timing per schivare e contrattaccare, bisogna elaborare una strategia ed equipaggiarsi con ciò che ci è strettamente necessario, fare bene attenzione a ciò che ci circonda e ai nostri parametri durante il combattimento, eccetera.

È un gioco difficile, ok. Ma non troppo difficile. Richiede capacità nel saper usare sapientemente ogni caratteristica del personaggio, e avere buoni riflessi.

Il punto a cui voglio arrivare è che se siete intimoriti dal giocare a Dark Souls a causa della sua tanto rinomata difficoltà, non abbiate paura. È sufficiente avere pazienza e riprovare, capire, padroneggiare.

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Tirando le Somme

Ma quindi, al di là dell’alto livello di sfida: perché giocare a Dark Souls?

Perché si tratta di una delle pochissime realtà videoludiche contemporanee ancora capaci di reinventare il videogioco, di donargli una nuova dignità che prescinda dai canoni imposti dal mercato odierno.

E perché giocare proprio a Dark Souls 3 piuttosto che ai precedenti?

Perché è senza dubbio l’esperienza Souls definitiva, che porta su console di ultima generazione e PC tutto ciò che di meglio i ragazzi di From Software abbiano mai inventato: la storia oscura e affascinante di Dark Souls, il sistema di viaggio e la spiccata vena esplorativa di Dark Souls 2, e il combattimento dinamico, aggressivo, moderno di Bloodborne.

Tutto unito in un unico pacchetto pregno di carattere, con almeno 30 ore di gioco per chi vuole semplicemente arrivare alla fine, e centinaia di ore per quelli che si dedicheranno alla scoperta di tutti i misteri di questo crudo, fantastico mondo.

La trilogia di Dark Souls è finita, ed è sempre un po’ triste parlare della fine di qualcosa a cui si è tanto appassionati. Ma a differenza di molti titoli che continuano la loro eredità con spin-off e rimasterizzazioni di dubbia qualità, la serie di Miyazaki rimarrà nella memoria di molti.

Una pietra miliare destinata ad entrare nella storia dei videogiochi, per aver ispirato, stimolato, stupito milioni di videogiocatori e sviluppatori.

E a parlarne, pur senza troppa nostalgia, fa già venire gli occhi lucidi.

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Di Enrico Contestabile.