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Guy Roux, l'eterno tecnico dell'Auxerre

Martedì, 15 Marzo 2016 23:40

La storia di Guy Roax e del suo Auxerre; oltre la squadra, oltre l'allenatore, oltre il personaggio. Il racconto di uomo che è diventato leggenda. A cura dei ragazzi di Dusty Legends.

Chissà che prova un uomo così. Guardando attraverso quelle medaglie appese nel rustico della sua villetta in Borgogna, seduto sulla sua poltrona più comoda, mentre sorseggia un bicchiere di Chardonnay. Tra quei vigneti, soldato divenuto generale tra i contadini, c’è tutta la sua vita. Guy Roux è quasi più famoso del vino che tiene in mano, almeno in Francia. E’ più importante dell’ abate Deschamps, fondatore della squadra locale: l’Auxerre.

E’ più influente del sindaco dell’omonima cittadina, quarantamila anime unite da valori e tradizioni, come in ogni provincia che si rispetti. Ha portato più guadagno a quei posti di quanto il governo transalpino sarebbe stato in grado di fare, emanando finanziamenti ad hoc. Eppure questa non è la classica storia dell’eroe che porta alla ribalta una squadra non blasonata, la fa vincere, e poi torna nel suo anonimato. Roux è un gran lavoratore. Passa sul campo da gioco 17 ore al giorno, dal 1961 al 2005, più di quarant’anni a servizio di una missione.

Inizia partendo dalle categorie dilettantistiche, guida la squadra attraverso le serie ed attraverso i cambiamenti, senza sbagliare un colpo. Un antesignano su tutto: capisce che deve puntare sul settore giovanile, non ha magnati finanziari e mecenati in cerca di gloria alle spalle. Solo – si fa per dire – un Presidente che ama la sua squadra e si fida di lui. Osserva personalmente le cinque squadre di ragazzi, fascia d’età per fascia d’età. Con la cessione di Rouyer, a fine anni ’70, finanzia la costruzione di un’accademia per le giovanili, dove far studiare e allenare i ragazzi. Da quelle parti escono giocatori come Cantona, Lamouchi, Cissè, Mexes, solo per citarne alcuni. La sua personale scalata non si ferma con le promozioni.

Nel 1980 arriva in finale di Coppa di Francia da squadra di seconda divisione. Il Campionato successivo viene promosso in Ligue 1, è il primo tripudio per le vie di Auxerre. La sua popolarità supera i confini dei campi della Borgogna e arriva nelle grandi città: Marsiglia, Parigi, imparano a conoscerlo e a temerlo. Con il passare degli anni si farà vedere anche in Europa: numerose le squadre italiane che lo hanno incontrato: Milan, Lazio, Fiorentina. Roux non si scompone e continua la costruzione del suo gioiello, fino al momento del raccolto, che da quelle parti conoscono bene: tra il ’90 e il 2005 vince 4 coppe di Francia, un Campionato e una coppa Intertoto.

Lo scudetto è la consacrazione di un sogno, a testimonianza che il lavoro paga sempre. L’ultimo periodo della sua storia è forse il più romantico: nel novembre del 2001 viene colpito da un infarto e trasportato d’urgenza nella Capitale. Torna 50 giorni dopo, a gennaio, presentandosi così: “Sono qui per scusarmi per essere stato assente per così tanto tempo; è come se tornassi da un infortunio; una contrattura vale uno stop di 10 giorni; ci vogliono nove mesi per la rottura di un ginocchio. Cinquanta giorni di stop per due by-pass mi sembrano un tempo ragionevole”.  Quattro anni dopo alza al cielo l’ultimo trofeo, con l’Auxerre che segna il gol del vantaggio a pochi secondi dallo scadere: la coppa di Francia è ancora sua. Lascia la squadra a 66 anni dopo 44 anni in panchina, 9 trofei e due bypass. Sei categorie più in alto. Un bottino invidiabile, tranne forse la penultima cosa.

Si può e si deve prendere spunto da tutto, quest’omone figlio di militare e nipote di militare, è l’esempio più fulgido della perseveranza, della dedizione, anche della dura testardaggine di chi tenta il difficile. Una di quelle storie di calcio che fanno bene a tutti gli appassionati. Quarantaquattro anni su una panchina, non andatelo a raccontare a Guardiola & friends.

a cura della trasmissione Dusty Legends