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Musica

AABU: «Con il nostro disco l'ascoltatore può fare una scelta che risulterà inutile»

Domenica, 27 Novembre 2016 15:16

Durante la puntata di Blu andata in onda venerdì 25 novembre 2016 abbiamo intervistato Mattia Pace e Emanuele Sgargi, rispettivamente chitarra e voce degli AABU

 Il gruppo bolognese che ha da poco pubblicato il suo primo album "Basta scegliere", lavoro composto da due CD contenenti le stesse canzoni realizzate con sonorità diverse.

"Basta scegliere": è una frase che ha un doppio significato. "Basta scegliere" nel senso, smettiamola di scegliere oppure "basta scegliere" nel senso "è necessario scegliere": quale significato assume per voi questo "basta" all'inizio della frase?

Mattia: «Non è una cosa che vogliamo decidere noi. Il nome del disco vuole appunto rappresentare questa ambiguità tra la necessità di una scelta e il fatto che, dicendo che non è più necessario scegliere, si va a svelare che una scelta non è effettivamente utile. Quello che noi abbiamo rappresentato con questo disco infatti è una fruizione delle canzoni che abbiamo scritto in due modalità differenti: due arrangiamenti completamente uguali ma trattati in maniera totalmente diversa dal punto di vista sonoro. Quindi l'ascoltatore ha un momento di scelta: può decidere quale dei due dischi ascoltare ma la sua scelta risulterà inutile perché si troverà davanti alle stesse canzoni arrangiate allo stesso modo, con gli stessi testi e le stesse melodie.»

Emanuele: «Può dare un'apparenza di scelta, quando c'è poco da scegliere. La cosa che volevamo evidenziare è il discorso "Aabu", quella che per noi è la canzone "Aabu", senza etichette, senza nulla da scegliere.»

Mattia: «E' importante che chi ascolta faccia questa scelta. Ci interessa dare alle persone un momento in cui devono ascoltare più che sentire le nostre canzoni. E' altrettanto vero che le nostre canzoni sono queste otto che sono in entrambi i dischi ed è importante che le canzoni siano sempre le stesse. Quindi c'è un momento di scelta e un momento in cui si capisce che il prodotto, il contenuto del disco è composto da queste stesse otto canzoni.»

Il disco è stato prodotto da Alessio Camagni negli studi della Noise Factory in cui sono stati prodotti dischi di altri gruppi tra i quali Ministri, Iori's Eyes. Com'è stata come esperienza? Come nasce la collaborazione con Camagni?

Mattia: «Il nome di Alessio è venuto fuori con i nostri ascolti, i Ministri sono una band che abbiamo ascoltato in passato e che stimiamo molto. Cercavamo anche noi una sonorità che andasse in quella direzione. Quindi nel momento in cui ci siamo trovati a voler andare via da Bologna (è una città molto interessante, ma anche molto chiusa), la prima scelta è stata Milano e abbiamo preferito affidarci ad una persona di cui conoscevamo già il lavoro, ossia Alessio Camagni che all'inizio avrebbe dovuto solo registrare e mixare il nostro disco. Poi gli abbiamo chiesto di diventare il produttore. E' stata un'esperienza importantissima per noi, ci ha istruito molto sul modo di scrivere musica e di far arrivare le canzoni, di poter arrangiare e comunicare. Quindi è stato un percorso lungo e interessante.»

Emanuele: «La cosa che ci ha colpito di più è stata che, dopo aver ascoltato le nostre pre-produzioni, ci ha trasmesso subito il suo entusiasmo di voler approfondire la nostra musica. E' stato molto costruttivo.»

"Salvami": due parole su questo brano, traccia d'apertura del disco e primo singolo.

Emanuele: «Può sembrare una richiesta di aiuto dal titolo. In realtà è il voler affrontare in un certo modo la quotidianità, l'aver paura di non riuscire a gestire le piccole cose di tutti i giorni. Basterebbe una scossa per affrontare meglio le giornate. Il ritornello apre la strada: è ora di muoversi. E' un racconto di quello che viviamo tutti i giorni.»

Mattia: «E' un "salvami" nel senso "liberami da queste cose, da questi esempi di vita quotidiana noiosa e fastidiosa: le analisi del sangue, le suocere a pranzo, le buone maniere". Vorremmo tanto liberarci di queste cose ma sono la vita di tutti e non ce la faremo mai.»

Emanuele: «Sono le cose che pesano di più. Per esempio, per venire qui a casa di Mattia sono stato fermo cinquanta minuti nel traffico: "salvami" dal traffico (ride NdR).»

"Nati a Bologna nel 2010, hanno costruito la propria identità dentro una scena musicale in declino, aggrappandosi ai piccoli locali e centri sociali della loro città per sfogare nei concerti la propria urgenza": la scena bolognese in realtà è una delle più in vista in Italia, c'è sempre la triade Bologna-Torino-Milano che emerge sul resto, Roma sta uscendo dal pantano per così dire da poco tempo relativamente. Com'è veramente la realtà musicale di Bologna?

Emanuele: «Bologna è una città che ti permette di suonare. Il fatto è che continua ad avere una visione provinciale: è chiusa nell'essere Bologna e difficilmente ti permette di uscire se sei nato e cresciuto qui. Da qui, la scelta di registrare "Basta scegliere" fuori. Bella, ti fa crescere, ma ristagna.»

Mattia: «E' una città che ha una serie di difetti propri del paese, nonostante abbia dimensioni da città. Non è facile trovare spazio a Bologna perché c'è questa dinamica in cui sempre gli stessi fanno sempre le stesse cose. Non solo nella musica, in generale. E' una città che non ha capito la sua dimensione. E' una cosa che nella musica ha perso completamente: quella vitalità degli anni settanta/ottanta, adesso è un ricordo, non c'è più.»

I riferimenti musicali degli Aabu: cosa ascoltano gli Aabu, cosa influisce nella loro musica?

Emanuele: «Se hai un'oretta da dedicarci (ride NdR)... Non c'è un solo punto di riferimento. Ogni componente ha un suo background che fa si che ci possa essere un'omogeneità di modi di scrivere musica che ci permettono di avere più facce da mostrare. Non ci limitiamo a stare all'interno degli schemi che ci propone la musica rock o la musica pop. Quando c'è qualcosa che ci piace, lo condividiamo. Darci un unico punto di riferimento è difficile.»

Mattia: «Non è il nostro approccio alla musica. Cerchiamo di non darci punti di riferimento definiti. Significherebbe replicare qualcosa che qualcuno ha già fatto. Cerchiamo di scrivere qualcosa di nostro, di originale, che non derivi da qualcos'altro.»

Siamo già in aria di mega-classifiche di fine anno: quali sono secondo voi alcuni dei migliori album usciti nel 2016?

Mattia: «Io te ne dico tre: "Una somma di piccole cose" di Niccolò Fabi, "Ellipsis"dei Biffy Clyro e "22, A Million" dei Bon Iver.»

Emanuele: «Io sono innamorato di Niccolò Fabi, quindi dico il suo disco.»

Mattia: «Poi c'è un disco di una band che si chiama Aabu, "Basta scegliere"...»

Dove possono trovarvi i nostri ascoltatori, sia sul web, sia dal vivo?

Mattia: «Possono trovarci su Facebook e su Instagram che sono le piattaforme che usiamo di più, poi possono ascoltarci su Spotify o acquistare il disco su iTunes e comprare il disco nella sua forma fisica (che è più interessante a livello di packaging) ai nostri concerti. Il prossimo concerto è mercoledì 30 novembre all'Arteria di Bologna insieme ai Dissidio, un gruppo di ragazzi calabresi molto bravi.»

Emanuele: «Non c'è la scusa di X-Factor, quindi potete venire (ride NdR)...»

Mattia: «Non c'è neanche la Champions League (ride NdR).

 

di Francesca Marini