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Musica

Micah P. Hinson, la recensione del concerto all'Astoria di Torino

Sabato, 08 Aprile 2017 12:05

E' il 6 Aprile, siamo all'Astoria di Torino, sul palco c'è il cantautore "maledetto" Micah P. Hinson

Micah P Hinson è uno di quei cantautori che ti chiedi come sia possibile non aver conosciuto prima. Ha la faccia da bravo ragazzo, ma solo quella. Tra alcol, droga e rock'n'roll ci ha incastrato anche una fuga dalla casa Cristiana in cui è cresciuto con una modella, la depressione, il carcere e un incidente stradale. E sette album, perché, giustamente, aveva delle gran storie da raccontare. Poi sono arrivati i figli e forse l'amore incondizionato per l'altro, che ci piace chiamare maturità.

Arriva all'Astoria dimesso, come le rockstar, quelle che non sanno di esserlo, inconsapevoli. Il locale è pieno e varcata la soglia ci dimentichiamo un po' tutti di essere a Torino, sembra Berlino, piuttosto. Il pubblico è adulto e ricercato, dimesso anche lui. Ma attento e consapevole.

Poche fotocamere a riprendere, il violino ci rapisce, completamente. C'è aria di festa, nonostante tutto. Di quella festa che non lascia il tempo per riprendere, solo per vivere. Basso, batteria, chitarra, violino, ma sopratutto voce. Una voce piena, sabbiata, morbida. Ci trascina via da un giovedì sera qualunque per portarci in mezzo a campi verdi, vergini. La respiriamo tutta quest'area pulita a cui non siamo abituati, ma che ci fa bene. E già non siamo più a Berlino. 'Caught in between' ci porta all'apice del benessere, polmoni pieni e pensieri limpidi. Micah ride e scherza, tra un brano e l'altro. Il suo timbro fa da padrone e irrompe ad ogni pezzo, poi 'she don't own me'. Una promessa più che una dichiarazione. Solenne, come solo chitarra e voce sanno essere. E le luci si spengono, del tutto. Il vero valore aggiunto è l'uso del violino, bisticcia con la chitarra per accompagnare la voce, sempre più calda. Una versione inedita di 'don't leave me now' è introdotta da una storiella divertente e sarcastica, a sottolineare che lui no, non è affetto da quella malattia che spesso distrugge tutto, chiamata fama. È la voglia di parlarci, che fa la differenza, e crea l'atmosfera di un home concert. Esce senza dire una parola, per poi rientrare, lo sguardo è al pavimento.

'Sì, ho di sicuro delle altre canzoni da suonare, con la carriera che ho alle spalle' dice prendendosi in giro, rientrando per il bis. 'Anche perché altrimenti mi chiederei che cazzo ho fatto negli ultimi anni, oltre ad uscire dai guai in cui mi ero cacciato. Fanculo i conti in banca, fanculo i soldi.' Poi silenzio. 'Scusate stavo pensando ai soldi.' Ride, ridiamo tutti. E si, è come se ci trovassimo tutti nel suo back yard, seduti sull'erba. 'Grazie per avermi fatto sentire a mio agio'. E 'forget about me'. Applausi.

Di Giulia Lupi.