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Musica

Gazebo Penguins live al Monk: la recensione del concerto

Sabato, 29 Aprile 2017 14:08

27 aprile ore 23:00. Non sarà un acquazzone a farmi desistere, io al concerto dei Gazebo Penguins ci vado!

Ci siamo quasi, sono quasi dentro.

La sala del Monk è piena nonostante sia giovedì sera e nonostante piova molto. L'atmosfera è calda già dopo solo un pezzo: veniamo tutti trascinati da energetiche onde di suono e testi che scaldano il cuore. Che meraviglia! Sì, la sala è piena ma l'atmosfera è intima, ci sono tanti fan visibilmente affezionati al gruppo e tutte le canzoni vengono intonate da Andrea Sologni e Gabriele Malavas - in arte Sollo e Capra - soavemente accompagnate dalle calde voci della gente. Sul palco oltre agli storici componenti del gruppo, c'è anche Daniele, seconda chitarra.

Tutta la prima parte del concerto è dedicata alla presentazione del nuovo album "Nebbia": pezzi come Bismantova, Nebbia e Pioggia sono ricche di melodie sognanti che fanno danzare. Sì, qualcosa è cambiato nel loro sound, è forse per sperimentare del nuovo? Il suono è più maturo, si percepiscono influenze da altri gruppi ed incursioni elettroniche. Io personalmente lo trovo magico!

Nella seconda parte vengono, invece, riproposti alcuni dei loro brani più vecchi che hanno fatto affezionare i primi fan. Sulle note di Difetto, Trasloco, È finito il caffè il pubblico si scatena: pogo, urla e mani alzate verso il cielo: sinceri segni di gratitudine nei confronti della band post-hardcore di Correggio.

È sempre emozionante quando si ritrovano sul palco le stesse melodie dell'album ed è quello che succede con i Gazebo Penguins, l'interpretazione e l'esecuzione dei brani è massima e si coglie perfettamente la bravura e la spontaneità di questi ragazzi nel narrare le loro esperienze e vite nei testi e nei suoni.

L'ambiente è perfetto: l'acustica è molto buona ed incredibilmente la voce risuona limpida sotto lo sfondo corposo degli strumenti, anche le luci compiono un ottimo lavoro, sembra di essere trasportati in un'altra dimensione dove udito e vista raggiungono l'apice dei piaceri e ci si dimentica in un batter d'occhio del contesto come se fossimo circondati da nient'altro che "Nebbia".

Gli applausi e le voci del pubblico mi riportano alla realtà. Il concerto si appresta a finire e mi rendo conto di quanto ne sia valsa la pena essere stata lì in una piovosa sera romana.

Di Marta Panunzi.