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Sick Tamburo live al Monk di Roma: la recensione del concerto

Mercoledì, 14 Febbraio 2018 15:46

Venerdì 2 Febbraio i Sick Tamburo sono saliti sul palco del Monk di Roma 

Non avevo aspettative per il live dei Sick Tamburo al Monk di Roma dello scorso venerdì. Non avevo aspettative perché non avevo, prima di quella sera, mai assistito ad un loro concerto e a dirla tutta non sono nemmeno tra i loro fan più accaniti, avendo approfondito la band solo con l’ultimo album, “Un giorno nuovo”.

L’unico mio desiderio era quello di godermi la serata e di perdermi nei loro ritmi irriverenti.

Il duo è attivo dal 2007 ed hanno svariati album nel loro portfolio. L’ultimo album rappresenta un cambio di direzione, come confermato dallo stesso Gian Maria Accusani, leader del gruppo. Si respira un’aria di serenità in tutti i 42 minuti della durata eppure i temi affrontati non sono affatto banali: morte, vita, malattia. Ma con una consapevolezza diversa, con una speranza nel cuore che non tutto quello che ci stravolge la vita sia a tutti gli effetti negativo ma solo semplicemente diverso.

Ore 22.00. La tabella di marcia della serata prevede sul palco prima i Giorgieness, band lombarda formata nel 2011 dalla cantante e leader del gruppo Giorgia D’Eraclea e successivamente i Sick Tamburo. Risulta sempre molto difficile, e mi chiedo perché, rispettare il calendario delle serate al Monk. I Sick cavalcano il palco non prima delle 23.30, così suddivisi: Elisabetta Imelio: voce, basso e percussioni e Gian Maria Accusani: frontman alla voce e chitarra. D’obbligo la presenza di un basso e della batteria.

Non sarà di certo un passamontagna calato sul loro volto a nasconderli dai faretti rossi e blu che illuminano il palco. La musica sfrontata dei Sick Tamburo è penetrante più di qualsiasi altro sguardo e li fa uscire allo scoperto in maniera chiara e netta.

La scaletta della serata è decisamente incentrata sull’ultimo album, ma non mancano i pezzi più famosi che hanno segnato la storia dei Sick Tamburo. Non posso credere alle mie orecchie alle prime note di “La mia mano sola”, pezzo magnifico, realizzato nel 2011. Perché sì, i Sick li ho approfonditi partendo dall’ultimo album, ma quel pezzo per me è stato davvero speciale anni fa ed è stato emozionante risentirlo nel vivo della serata e se Gian Maria si fosse ricordato le parole della prima strofa, sarebbe stato ancora meglio però.

Il sound elettronico alla base di moltissimi brani è entusiasmante, rende il rock incredibilmente divertente. Delle volte capita che il pezzo live differisca da quello registrato nell’album, perché naturalmente certi dettagli non si riescono a curare allo stesso modo o al contrario a volte è più facile farli emergere dal vivo: in questo caso le sonorità elettroniche del gruppo, mascherate più facilmente da un bel pezzo confezionato nel cd, esplodono sul palco quasi da diventare il sound “core” di tutto il live. Fenomenale! Come ad esempio “Il mio cane con tre zampe” e “Intossicata” fanno danzare e scatenare tutti noi in sala.

I pezzi intonati da Elisabetta sono molto energici e anche, se posso aggiungere, complicati al primo ascolto da distinguere l’uno dall’altro, in quanto si tratta di canzoni dei primi album - molto più sperimentali di adesso - con il dominante e graffiante suono della chitarra a fare da padrona e scandita dalla batteria.

Niente da dire sulla sua carica di travolgente energia! Elisabetta mi dà l’idea di essere una donna davvero forte ed è alquanto d’inspirazione per me. Il feeling fra lei ed il frontman è palpabile ed è un piacere per gli occhi e per il cuore ascoltare le due voci carismatiche risuonare sul palco.

Potremmo dire “De gustibus non disputandum” per quanto riguarda l’ultimo album. Immagino che come sempre ci sia un trade-off fra i vecchi fan ed eventuali nuovi seguaci. Del resto, l’album è diverso, cambiano le storie e le emozioni, e fatico a credere che alcuni non si siano lamentati del cambio di rotta dei Sick Tamburo.

Ma una cosa è certa e condivisibile: ci sanno davvero fare dal vivo, gente!

Di Marta Panunzi