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PAOLO SERAZZI : «DUKE ELLINGTON DICEVA CHE DI GENERI CE NE SONO DUE: LA MUSICA BUONA E L'ALTRO GENERE»

Lunedì, 26 Maggio 2014 12:42
Durante la puntata di Clinker di giovedì 22 maggio abbiamo fatto quattro piacevoli chiacchiere con il poliedrico ed ironico musicista Paolo Serazzi. 
 
Dal tributo a Paolo Conte "Mocambo" al nuovo disco "Á la carte" fatto in collaborazione con la formazione jazz La Cucina, dalle cover alle colonne sonore, la carriera di Paolo Serazzi è molto varia e il musicista torinese ama mettersi in gioco con esperienze diverse e con generi diversi. «Per me non esistono generi musicali, hanno solo questa funzione pratica di capirsi mentre stiamo parlando e infatti ne mescolo molti insieme. Sono onnivoro dal punto di vista dei generi sia nell'ascolto che nel modo di suonare. Mi rifaccio sempre a questa frase meravigliosa di Duke Ellington che dice che di generi ce ne sono solo due: la musica buona e l'altro genere» ha dichiarato Paolo ai nostri microfoni, riferendosi non solo alla ricchezza del suo stile molto frammentato, ma anche al suo concetto di musica in generale. 
 
Paolo ci ha parlato un po' di alcuni suoi progetti, sia del presente che del passato. Tra questi, ci ha parlato di "Á la carte", l'ultimo lavoro insieme a La Cucina: «Á la carte è l'ultima cosa che ho fatto in ordine di tempo. Alcuni dei brani li ho scritti molto tempo fa, hanno ciascuno una storia diversa. Ho formato un gruppo adatto a suonare questo repertorio che è di per sé molto eterogeneo, molto vasto un po' perché l'ho scritto nell'arco di alcuni anni e un po' perché questa è la mia caratteristica: spaziare molto nei generi musicali e negli argomenti dei testi.» 
 
Tra i lavori del passato nella biografia di Serazzi figura "Skin", un album di cover in chiave jazz di alcuni famosi pezzi della storia del rock: «è un cd di cui vado molto fiero. Non è un album di brani originali, a parte uno, ma è un album di cover. Vi propongo delle versioni totalmente inaspettate di brani famosi. Ho scelto quasi tutti brani del rock inglese e americano, quelli con cui sono cresciuto però li ho proposti in una versione mai veramente rock. Suono con dei musicisti di una versatilità meravigliosa. Tocchiamo anche qui tanti colori, c'è molta varietà, c'è un sound più acustico e qualche venatura jazz. Una per tutti, la mia versione bossa nova di My Sharona. C'è molto amore per questi brani ma c'è anche la voglia di fare qualcosa di nuovo. Per riproporli uguali, mi ascolto l'originale. In questo modo la musica resta viva.»
 
Paolo, tra le varie cose, si è soffermato anche sul suo concerto tributo al grande cantautore Paolo Conte, "Mocambo": «è stato quasi una necessità ad un certo punto. Ammiro moltissimo Paolo Conte, c'è stato un innamoramento: continuavo ad ascoltare sue canzoni, un colpo di fulmine che è durato anche un po'. Ho deciso di fare un concerto, siccome mi trasfiguro nelle sue canzoni e ci vengono così bene. Esiste tutta questa categoria delle tribute bands e io non mi identifico in questo. C'è proprio il piacere di suonare queste meravigliose musiche e di suonarle davanti ad un pubblico. Come arrangiatore sono capace di cambiare e rivoltare tutto ma nel caso di Paolo Conte non l'ho fatto, suoniamo in un modo molto vicino al suo. Per me è proprio un piacere e, per condividere questo piacere con il pubblico, ho scelto di rimanere molto molto fedele ai suoi arrangiamenti.»
 
Personaggio bizzarro e creativo, Paolo Serazzi ha elevato la musica ad un altro livello, al di là di qualsiasi definizione e di qualsiasi etichetta. Quello che conta è l'amore per la musica. E per La Cucina, in tutti i sensi. 
 
«Nelle mie corde c'è più l'ironia e una musica assolutamente insospettabile. Io parlo così di far saltare in aria con la dinamite i palazzi e poi di ballare con i loro stessi abitanti sulle macerie, scoprendo paesaggi nuovi. C'è questa allegria ma di fondo c'è questo messaggio profondo. Quando dici una cosa profonda e seria e poi ci fai uno sberleffo musicale insieme, tutto acquista un significato diverso.»