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Pierpaolo Capovilla, Obtorto Collo: dal Teatro degli Orrori al debutto solista

Martedì, 15 Luglio 2014 09:39

Un nuovo album per Pierpaolo Capovilla. Si chiama Obtorto Collo ed è la sua prima esperienza da solista. “La sera mi metto in cucina, con i miei gatti che mi rompono i coglioni e mi fanno cadere il vino. Non c'è bisogno neanche di mettermi a scrivere, riesco a cantare immediatamente”, racconta il leader del Teatro degli Orrori. Ma non c'è solo il racconto del nuovo lavoro in questa intervista esclusiva a Radio Libera Tutti. Capovilla parla anche dei suoi viaggi in giro per l'Italia con i reading letterari e consiglia i migliori dischi usciti negli ultimi mesi. Le sorprese non mancano: “Zampaglione un personaggio meraviglioso e divertentissimo, mentre l'ultimo disco di Roy Paci è una bomba”

 

Obtorto Collo, il primo album da solista di Pierpaolo Capovilla

“Obtorto Collo” è molto più eterogeneo di quanto hai prodotto in passato con One Dimensional Man e Il Teatro Degli Orrori. L’esigenza di servirti di una forma diversa e di un arrangiamento più eclettico viene dalla scrittura che è a monte del pezzo? Non ti sembrava una scrittura adatta alla formula del Teatro degli Orrori?

Pierpaolo Capovilla: Mi è successa una cosa che non mi era mai capitata prima. Paki Zennaro mi passava dei file con delle idee, delle suggestioni. Io la sera mi metto in cucina, con i miei gatti lì che mi rompono i coglioni e mi fanno cadere il vino sul laptop, ascolto quello che lui mi propone e, senza neanche bisogno di mettermi a scrivere, riesco a cantare immediatamente. Poi chiaramente ho lavorato, passo dopo passo, e rifinito quello che era venuto fuori, ma è successo tutto in questo modo molto naturale e molto poco studiato.
Mentre quello che faccio con il Teatro Degli Orrori è un lavoro letterario più lungo. Lì arrivo per ultimo: lascio che gli altri facciano tutto quello che vogliono e si sfoghino, oltre perché se mi metto a comporre anche io finisco per essere un rompicoglioni, e poi faccio un lavoro di cesello sulla scrittura. In questo caso invece si è creata una sinergia dialettica molto spontanea con queste suggestioni, che hanno fatto si che anche i testi venissero in modo molto naturale e istintivo


Il fatto di avere ora un vero e proprio progetto solista ti condizionerà per le prossime cose che scriverai?

Pierpaolo Capovilla: Io ho già tantissime canzoni pronte per il Teatro degli Orrori, ad esempio c’è n’è una molto bella che si intitola La Paura, un pezzo sul carcere e sul modo in cui chi esce dal carcere viene abbandonato. Comunque non ci penso molto, io in genere scrivo continuamente, davvero, non smetto mai di lavorare, mi viene in mente quello che diceva Pasternak: “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”

 

Da Majakovskij a Pasolini: I reading letterari in giro per l'Italia. Ma un fan mi ha scritto: "Capovilla come Vasco Rossi"

Tra gli artisti italiani partiti da una realtà indipendente, ti trovi oggi ad essere uno di quelli che gode di maggior successo ed esposizione. Come vivi la tensione o le dinamiche fastidiose che possono nascere in questi casi nei rapporti con una parte della fanbase, magari più legata all’ambiente indipendente?


Io di solito rispondo che dei miei detrattori me ne infischio bellamente. Possono dirmi quello che vogliono e ne hanno il diritto. A volte magari l’insulto o la critica troppo velenosa mi ferisce un po’ quando viene da un fan del Teatro degli Orrori, perché mi dispiace che un nostro fan si comporti così, in generale non li considero ragazzi capaci di arrivare ad insultarti, però è capitato che qualcuno su internet abbia postato cose abbastanza assurde, uno ha detto addirittura “Capovilla come Vasco Rossi”… comunque ognuno può dire quello che vuole, non vado a dire ad uno che è uno stronzo solo perché ha detto qualcosa di negativo su di me


I tuoi testi sono sempre stati pieni di riferimenti letterari. Da questa tendenza ha poi preso forma un’attività di reading in giro per il Paese con testi di Majakovskij e Pasolini. Artisti come questi vengono spesso considerati figure venerabili, quasi dei santini. Nel portarli in giro e riproporne i testi quotidianamente non hai paura di suonare retorico?


Pierpaolo Capovilla: Il rischio di essere retorici c’è sempre. Bisogna studiare e cimentarsi a lungo per allontanare questo rischio. Io ho messo in prosa quello che Pasolini scriveva in terzine, in un modo che lui non aveva immaginato, ho cercato di farlo mio, l’ho studiato ed ho costruito la mia interpretazione. Il segreto sta nel far diventare proprio il testo di un grande poeta. Nel momento in cui le parole ti escono dalla bocca devi essere tu fino in fondo, devi credere fino in fondo a quello che dici. A forza di fare questi reading, a forza di interpretare il testo di Pasolini l’ho metabolizzato ed ho capito molti versi ad un livello più profondo di quanto non avessi fatto all’inizio. Anche per questo i Reading vanno migliorando, gli ultimi 20 sono stati davvero molto gratificanti. Questo è un mestiere che ti permette di imparare molto e solo in questo modo riesci a non cadere nella retorica, se credi di sapere già tutto corri davvero il rischio che la gente ti dia del cretino, per fortuna non mi sembra che sia il mio caso, almeno spero…

Capovilla, ecco la che musica ascolto: da Scott Walker agli Arcade Fire, dai Massimo Volume a Roy Paci


Ti capita di ascoltare molta musica nuova? Segui le nuove uscite?


Pierpaolo Capovilla: Non sono super informato, ma seguo le cose che mi sembrano più interessanti. L’ultimo di Scott Walker è un capolavoro, Reflektor degli Arcade Fire è un gran disco. In Italia amo da sempre i Massimo Volume, ma mi piacciono anche cose mainstream, mi piace Caparezza ad esempio, mi è piaciuto persino l’ultimo dei Tiromancino, in cui canto una canzone che si intitola “In Una Notte Di Marzo” che ho scritto insieme a Federico Zampaglione. È un disco di canzonette d’amore, ma Federico è furbo come pochi, ascolti quel disco due volte e non ti esce di testa per mesi. Siamo anche diventati amici, è un personaggio meraviglioso, davvero divertentissimo.
Uno dei più bei dischi italiani degli ultimi anni è uscito l’anno scorso ed è l’ultimo lavoro di Corleone, di Roy Paci, è veramente una bomba, un disco di una cattiveria incredibile suonato da musicisti spettacolari, il sassofonista è Gugliemo Pagnozzi che ha suonato e verrà in tour con me. È prog rock contemporaneo, arrangiato e suonato benissimo, di qualità altissima anche a livello internazionale. Io amo il prog rock da quando ero ragazzo.


Credevamo che ascoltassi più i Jesus Lizard che il prog rock


Pierpaolo Capovilla: eh ma vedi, io ho 46 anni, quando ne avevo 16 i Jesus Lizard non esistevano mica! Comunque poi li avrò visti 4-5 volte ed ho avuto anche modo di conoscerli. Ho potuto conoscere davvero gente stupenda, pensa che ho conosciuto Nick Cave molti anni fa. Io ho amato molto i Birthday Party e il primo Nick Cave, poi un po’ mi ha stancato e in alcune cose che ha fatto lo trovo retorico sia nei testi che negli arrangiamenti, mentre i primi dischi con i Bad Seeds erano di un dolore e di una ferocia incredibile. Lo vidi nell’84, eravamo in 50, era evidentissimo che erano dei tossici, ma erano meravigliosi e quel concerto mi ha cambiato la vita. Scappai di casa per vederlo e mia madre, non essendoci i cellulari all’epoca, chiamò direttamente la polizia. Quando hai 17 anni tutto ti sembra più grande di quello che è, però ti garantisco che il sentimento di quel concerto lo porto ancora dentro e mi rimarrà per tutta la vita.